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Santa Ninfa: nuova puntata del “braccio di ferro” tra dipendente e Comune

Santa Ninfa: nuova puntata del “braccio di ferro” tra dipendente e Comune
28 giugno
14:47 2016

Si arricchisce di una nuova puntata il braccio di ferro tra  un  dipendente ed il  Comune di Santa Ninfa. Il Tribunale di Sciacca ha, infatti, annullato la sanzione che il Garante della privacy aveva inflitto all’ente, su segnalazione del dipendente, il quale aveva lamentato una violazione della propria privacy accusando il Comune di non rispettare le regole imposte fin dal 2011 per le pubblicazioni degli atti sul sito internet.

L’antefatto è costituito da un provvedimento assunto, nel 2010, dall’allora sindaco Paolo Pellicane, con il quale al dipendente era stata revocata la delega di ufficiale dello stato civile, sul presupposto «di disservizi lamentati dai cittadini» in merito ad una interpretazione, ritenuta troppo formale da parte del funzionario, di alcune norme su autentiche e documenti di identità dei minori. Il provvedimento sindacale fu assunto all’apice di un complesso contrasto interpretativo, con note indirizzate anche alla Prefettura, alcune delle quali contenenti espressioni forti nei confronti del dirigente dei servizi demografici (per tale vicenda l’ufficio per i procedimenti disciplinari ha proceduto nei confronti del dipendente: anche quel procedimento è stato portato all’esame della magistratura dall’interessato ed attualmente si attende il responso della Cassazione, che è stata chiamata a dire la parola finale dopo che la Corte di Appello di Palermo ha ritenuto legittima la sanzione inflitta all’ex dipendente  dall’ufficio di disciplina).

Il provvedimento sindacale di revoca delle funzioni, come tutti i provvedimenti comunali, è stato pubblicato all’albo pretorio on line. A distanza di oltre un anno dalla revoca, il dipendnete, dopo aver verificato che il provvedimento del sindaco non era ancora stato rimosso dal sito e che era rintracciabile attraverso i comuni motori di ricerca, ha reagito in due sedi differenti. Da un lato, ha chiesto al Tribunale di Marsala di condannare il Comune al risarcimento dei danni morali subìti per una lesione della professionalità, posto che il provvedimento di revoca contenente il riferimento ai «disservizi arrecati ai cittadini» era stato pubblicato violando i limiti di pertinenza che debbono caratterizzare le pubblicazioni on line di dati personali: il Tribunale ha respinto la domanda e D.B. ha proposto appello tutt’ora pendente. D’altro lato, il dipendente ha segnalato i fatti al Garante della privacy che, dopo aver valutato le controdeduzioni del Comune, con ingiunzione del 2015 ha condannato l’ente a pagare la multa di quattromila euro per aver violato le regole di pubblicazione: secondo il Garante le pubblicazioni all’albo on line non possono superare il periodo di quindici giorni se contengono dati personali. Il Comune ha però impugnato la sanzione innanzi al Tribunale di Sciacca, il quale, con la sentenza del 7 giugno scorso, ha dato ragione all’ente, sostenendo che il provvedimento sindacale non conteneva né dati sensibili, né dati personali, essendo un provvedimento organizzativo da divulgare secondo le regole di trasparenza che rendono prevalente l’interesse dei cittadini a conoscere tutti gli atti della pubblica amministrazione.

Nonostante siano passati quasi cinque anni dai fatti, la vicenda non si è ancora conclusa: resta aperto un giudizio in Cassazione ed uno innanzi alla Corte d’Appello sul quale però, fanno sapere dal Comune, non potrà non pesare questa sentenza del Tribunale che ha ritenuto conforme alle regole di pubblicazione il comportamento dell’ente. La Cassazione potrebbe però ribaltare tutto: annullare la sanzione disciplinare, riconoscere il danno morale al dipendente e dare ragione al Garante condannando il Comune.

La stessa sentenza del Tribunale di Sciacca, peraltro, ha confermato la condanna del Comune al pagamento di una multa di quattromila euro inflitta dal Garante della privacy per il ritenuto eccesso di pubblicazione di dati personali di un’altra dipendente, della quale era stato reso noto lo stato di famiglia, nell’ambito di un procedimento per il recupero di retribuzione indebitamente erogata: il Tribunale ha ritenuto che la pubblicazione di tali dati personali eccedeva il fine del provvedimento e, pertanto, non poteva superare il termine massimo di quindici giorni di pubblicazione all’albo on line. Su questa vicenda era, in realtà, intervenuto il nuovo segretario comunale, Vito Antonio Bonanno, che nel 2014, con un provvedimento, avversato dall’opposizione consiliare in varie sedi, ha imposto un adeguamento del sito istituzionale alle regole tecniche di pubblicazione e a maggior tutela dei dati personali, evitando la indiscriminata divulgazione di dati contenuti nei provvedimenti amministrativi. «Abbiamo ricondotto la pubblicazione all’albo on linespiega Bonannoalla sua tipica funzione di strumento di pubblicità legale degli atti per il tempo massimo di quindici giorni, ed abbiamo potenziato la sezione “amministrazione trasparente” che contiene tutti i dati e le informazioni sull’attività, l’organizzazione e la spesa oggetto di pubblicazione obbligatoria permanente; inoltre, tutti i provvedimenti vengono inseriti per estratto in una apposita sezione del sito liberamente accessibile. Siamo pronti alla sfida del Foia, e saremo in grado di adeguare procedure e strutture prima del 23 dicembre prossimo. La sentenza del Tribunale di Sciacca conferma la correttezza delle mie direttive».

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