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Al teatro di Segesta “Mafia: singolare femminile”, la donna nell’universo mafioso

Al teatro di Segesta “Mafia: singolare femminile”, la donna nell’universo mafioso
10 luglio
18:32 2017

CALATAFIMI SEGESTA. Mercoledì 19 luglio, alle ore 19.30, nella cornice millenaria del Teatro Antico di Segesta, l’Associazione Nazionale Magistrati – con l’organizzazione della Sezione distrettuale di Palermo e della Sottosezione di Trapani – e la Commissione Parlamentare Antimafia commemoreranno il XXV anniversario della strage di Via D’Amelio con la rappresentazione teatrale “MAFIA: SINGOLARE, FEMMINILE” di Cetta Brancato e Marzia Sabella.

Lo spettacolo sarà preceduto dagli interventi dell’Onorevole Rosy Bindi, Presidente della Commissione Parlamentare Antimafia, e dal dottor Eugenio Albamonte, Presidente dell’Associazione Nazionale Magistrati.
La pièce sarà interpretata da Stefania Blandeburgo, Teresa Coriaci, Giusy Frallonardo e vedrà la partecipazione di Alessandra Camassa, magistrato, presidente del Tribunale di Marsala. La regia è di Luigi Taccone.
Lo spettacolo – “Mafia: singolare, femminile.” è un’opera teatrale composta da monologhi, scritta da Cetta Brancato* – scrittrice e drammaturga – e da Marzia Sabella*, magistrato, autrice del libro “Nostro Onore. Una donna magistrato contro la mafia” (Einaudi, 2014) dal quale la pièce è liberamente tratta. Un testo nel quale, tra l’altro, si raccontano alcune storie vere, sbucate dalle carte processuali, di donne appartenenti, in qualche modo, all’universo mafioso. Storie al femminile, poco conosciute che, tuttavia, per la loro intensità e, soprattutto, per la loro “normalità”, finiscono per descrivere i prototipi delle donne di mafia. Il filo rosso che unisce i monologhi è costituito dalla voce del magistrato donna, la quale, per il suo lavoro le “ha conosciute”, incontrandole nei verbali, nelle aule di udienza, nelle sale colloquio dei penitenziari, nelle intercettazioni.
Nella rappresentazione, la magistrato interviene sia all’inizio che al termine della rappresentazione.

In apertura, per ricordare che, sebbene si sia sempre creduto che le organizzazioni mafiose siano formate da soli uomini, sono le donne, però, a costituire l’essenza, “il cielo e la terra”, della mafia; così come aveva intuito Paolo Borsellino il quale, nonostante ebbe a confrontarsi con una mafia ancora più rurale e violenta e con imponenti indagini al maschile, aprì la porta dei processi ad una ragazzina, Rita Atria, segnata dalle esperienze di sangue e che volle affidargli il ruolo paterno di tutela della sua coscienza. In chiusura, il magistrato interviene ancora per ricordare, dopo la dolorosa passerella di figure comunque tragiche, che le donne che vivono e nutrono di mafia, potrebbero, sesolo lo volessero, scardinare l’universo mafioso.
“Dopo un quarto di secolo di commemorazioni, forse è ancora possibile ricordare Paolo Borsellino in un modo diverso. E cioè vicino alle donne di Sicilia. E accanto a quella che non poté che raggiungerlo in una frontiera senza asprezza di terra, ma davvero nell’altra metà del cielo”.
Gli organizzatori – L’iniziativa è promossa dall’ANM-Associazione Nazionale Magistrati – con l’organizzazione della Sezione distrettuale di Palermo e della Sottosezione di Trapani – e dalla Commissione Parlamentare Antimafia.

Inoltre, in considerazione dell’alto livello culturale e del valore civile e simbolico della manifestazione, la realizzazione dell’evento sarà resa possibile grazie all’Assessorato dei Beni Culturali e dell’Identità Siciliana-Dipartimento dei Beni Culturali e dell’Identità Siciliana, al Comune di Calatafimi – Segesta, al Parco Archeologico di Segesta, ed è stata inserita nella programmazione del Calatafimi Segesta Festival-Dionisiache 2017.

Ingresso – L’ingresso è gratuito e l’ascesa al Teatro sarà garantita da un servizio navetta – anch’esso gratuito – dall’ingresso del Parco Archeologico. Detto servizio avrà inizio alle ore 17.00 e termine alle ore 18.40. Sarà nuovamente reso disponibile per la discesa alla fine dello spettacolo.

*Note biografiche sulle autrici

Cetta Brancato, scrittrice e drammaturga, vive e lavora a Palermo. È autrice di numerose opere teatrali, rappresentate in molti teatri italiani, ha lavorato con Andrea Camilleri, Antonio Raffaele Addamo, Luciano Melchionna e altri registi, firmando la sceneggiatura di Con gli occhi di un altro, film tratto dalla sua opera dal titolo 19 luglio 1992 (editrice Kalòs di Palermo, prefazione di Andrea Camilleri), data della strage di Via D’Amelio. Nel 2010 il film ha ricevuto una menzione speciale all’ I’ve Seen Films per l’originalità della lingua.
Ha fondato la rivista trimestrale Suddovest e ha collaborato a diverse riviste e progetti culturali. È socia della Società Siciliana per la Storia Patria. Nel settembre del 2013 è andato in scena al Teatro Massimo di Palermo il suo lavoro L’amore all’inferno. Nel settembre del 2014, in collaborazione con i Cantieri culturali alla Zisa di Palermo, ha curato la mostra fotografica “Pasolini – Matera” sul Vangelo secondo Matteo.

Marzia Sabella è un magistrato italiano, sostituto procuratore generale della Repubblica presso il tribunale palermitano. È stata l’unica donna del pool di magistrati che nel 2006 hanno coordinato la cattura di Bernardo Provenzano. Fino al 1993, la giovanissima Marzia Sabella studiava per diventare notaio, senza però “immaginare che avrebbero sventrato autostrade e quartieri, senza prevedere – racconta – che il suo treno sarebbe stato colpito dallo stesso esplosivo per deragliare su un altro binario”. Così, quando, durante la stagione delle stragi di Falcone e Borsellino, lo Stato reagiva alla mafia, fu impossibile sottrarsi alla chiamata: magistrato, dunque, presso la procura di Palermo. Qui i primi processi, le indagini di routine, quindi gli stupri e la pedofilia (il primo processo interamente istruito da Marzia Sabella fu ai pedofili di Ballarò, a Palermo, in cui, grazie alla giovane magistrata, fu emessa una sentenza “destinata a imprimere un precedente in giurisprudenza”.). Poi Cosa nostra: dall’arresto di Bernardo Provenzano alle indagini per la ricerca di Matteo Messina Denaro, l’ultimo capo latitante.

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