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Campobello di Mazara, lo scoglio dei naufraghi disperati

Campobello di Mazara, lo scoglio dei naufraghi disperati
22 agosto
16:06 2017

Campobello di Mazara è un piccolo comune in provincia di Trapani con circa 12mila abitanti più circa 1200 stranieri, pari al 10% della popolazione residente.

La sua superficie è di 65,83 Km², ed è quindi piuttosto piccola con un bel tratto di confine comunale sul mare ove i turisti, di questa stagione, fanno il bagno.

Pizzerie e spiagge affollate ed appartamentini di vacanza tutti affittati.

Il Sindaco di Campobello è il giovane Giuseppe Castiglione, un sindaco-ragioniere di appartenenza alla linea politica del centro-sinistra, eletto il 16 Novembre 2014.

L’attività dell’amministrazione è spesso vivacizzata dal movimento ” Io amo Campobello” guidato da Mario Giorgi e sostenuto dai due consiglieri :
Gaudenzia Zito e Giacomo Gentile con i quali il Sindaco non ha sempre dei rapporti idilliaci ma , di tanto in tanto, tribunalizi.

Ma nonostante il Comune sia piuttosto piccolo e la solerte attività di chi “ama Campobello” sempre in essere, da tempo, in via Contrada Erbe Bianche, esiste una fatiscente e triste realtà di degrado umano.

Lo scoglio dei naufraghi disperati.

Su una vasta area di circa 4000 mq sono baraccati un centinaio di migranti senza acqua, senza corrente, senza servizi igienici, in mezzo alla spazzatura, in compagnia di topi e di scarafaggi, in grado di infettarsi facilmente e di trasmettere e diffondere malattie infettive oltre alla assai probabile AIDS della quale sono spesso portatori.

Il degrado dell’enclave senza barriere, dello scoglio dei disperati è totale, nonostante sia “alleviato” da un vicino campetto di calcio.

L’italico gioco del pallone, panacea di ogni male..sempre presente anche fra la spazzatura.

La loro vita legale è legata alla paga “della giornata”, quella percepita per lavorare nei campi della zona.

Il solito lavoro dei contadini di tutta l’Africa, un lavoro di dieci – dodici ore circa, che, quasi sempre, è pagato 20 – 25 euro a giornata se non a cassetta di pomodori, od in altre forme di compenso, tutte ben poco sindacali.

Compenso poi ridotto dalle spese di viaggio , andata e ritorno, dal loro scoglio fino ai campi di lavoro.

Il viaggio è fatto con il solito pulmino delle quattro della mattina che, ovviamente, non è gratis.

Pulmino che spesso poi provvede al loro vettovagliamento rifornendoli di acqua e cibo.

Era giovedì 10 Agosto verso il tramonto di una caldissima giornata siciliana quando sono arrivato in via Contrada Erbe Bianche per una visita a sorpresa, qualche intervista, un breve filmato.

Dal primo momento si è capito che filmare non era una attività ben vista, mentre poi, alla fine, scattare qualche foto – nonostante una timida resistenza – non è stato assolutamente difficile.

E’ bastato dare il tempo ai presenti di rifugiarsi nelle baracche: la paura di essere fotografati è una radicata consuetudine.

Ma ho avuto modo di fare un paio di interviste che mi hanno confermato quanto da tempo vado a scrivere sulla tratta degli schiavi e, se vogliamo, pure con una novità anche peggiore del previsto..

La prima intervista è ad un ragazzo di circa 18 anni che ha asserito di arrivare dal Gambia, così, quasi casualmente (??) la seconda con un trent’enne della stessa nazione.

Chissà, magari il suo accompagnatore fantasma.

Il Gambia è una piccola Nazione, con una piccolo territorio che si allunga sulle due sponde del fiume Gambia, infilato in un pezzo di Senegal.

Quasi nessuno al mondo conosce il Gambia.

Ma io invece sì: ho pure navigato, su una scassata canoa locale, sul fiume ominimo..

E quindi ho potuto parlare del Gambia con grande sorpresa del miei due intervistati, sia del giovane interlocutore che comunque parlava un inglese decente sia di quello più anziano decisamente più acculturato.

Dal Gambia a Campobello di Mazara il percorso è lungo: circa 4500 Km attraverso il Senegal, il Mali, il Niger per poi arrivare in Libia e, dalla costa di Tripoli o di Zuwara, prendere il gommone per essere trasbordati sulla solita nave dell’ ONG di turno.

Un percorso che si compie a bordo di scassati piccoli camion, di vecchi autobus, in un paio di mesi.

Con gli schiavi accampati per la notte in “caravan-serragli” fra cammelli e depositi di carburante e di pezzi di ricambio e di armi e di munizioni.

Ovviamente essendo senza quattrini, senza una bussola, senza una cartina stradale, senza capire bene la lingua locale prima e l’arabo poi, senza avere una minima idea di dove diavolo stanno andando, sono totalmente nelle mani dei “passatori” .

Passatori che poi, magari per noia, magari per sadismo, magari per insane inclinazioni, durante il lungo viaggio ne approfittano per “divertimenti” sessuali di varia natura.

Il tempo non manca mai ed il luogo deserto si presta sempre.

E chi non acconsente, se fortunato, viene abbandonato al suo destino dove ancora trova acqua da bere ed una radice da mordere.

Chi non è fortunato muore, come tanti altri, sulla ben nota autostrada della vergogna.
Chi si ribella viene ammazzato.
Ma non è nulla di ignoto.

Perché pure i satelliti della comunità europea li vedono, perché pure a Madrid il centro spaziale europeo è in grado di vedere tutte le stazioni di sosta di questa autostrada degli schiavi, di vedere anche tutti i gommoni, sulle rive Libiche, pronti a partire, di vedere la nevi delle ONG in posta pronti per i trasbordi.

Ma a Madrid da anni l’Europa guarda e tace.
E da anni chi tace acconsente..

Altra annotazione. In Gambia la valuta locale è il Dalasi e, per comprare 1000 dollari ne servono 45mila.

Una cifra enorme.

In Gambia chi lavora nei campi guadagna, sempre in Dalasi, circa 30 dollari al mese.

Nella sua breve vita non avrà mai in mano neppure un biglietto da 10 dollari !

Il Gambia è poverissimo e, per comprare della valuta, bisogna dimostrare alla banca di averne necessità assoluta, e fornire tutta una serie di documenti e di autorizzazioni.

Anche perché nelle banche del Gambia la valuta straniera è una rarità..

Ricordiamo che la corrente elettrica è erogata per poche ore al giorno e che la benzina razionata si acquista.. un litro alla volta !

Ed ecco che inizio a porre le prime domande al ragazzo di diciotto anni.

Dopo i primi convenevoli e dopo che gli ho fatto capire che in Gambia ci sono stato, che lo conosco bene, e che quindi non mi può raccontare storielle, mi dice di essere nativo di Serrakunda, un quartiere a pochi chilometri dalla capitale Banjul.

Famiglia di tre fratelli, con lui il più giovane.
La prima domanda è molto semplice: “come hai fatto a pagarti il viaggio, visto che in Gambia non si trovano – e tu non puoi certo avere – dollari e neppure euro.

La risposta è quella che dovrebbero ben conoscere anche tutte le polizie europee, le commissioni europee, i parlamentari italiani, tutti gli equipaggi delle navi delle ONG, della guardia costiera e compagnia bella.

” ma io non ho pagato niente”.

Infatti è assolutamente vero.

E’ vero per il semplice motivo che non poteva certo essere in grado di farlo non arrivando mai a guadagnare, in Dalasi, manco trenta dollari al mese.

Il viaggio di oltre 4000 km è stato pagato dai negrieri, assai probabilmente una organizzazione criminale internazionale, che li importa in Italia. In Italia, e non in Spagna, Francia, Svizzera, etc perché solo in Italia per lui, che si dichiarava “minorenne non accompagnato” hanno incassato dal governo 35 euro al giorno + la percentuale sul lavoro nei campi..

Un “non accompagnato” che si è fatto 4000 km di strada; dei quali 1000 di deserto, senza bussola, senza cartine, senza soldi, a piedi ?

Permesso di soggiorno ? Dice di averlo valido per sei mesi, e che quindi ora lavora nei campi, vivendo nella spazzatura, perché qui , sul suo scoglio, “è in regola”.

Poi, con un bel sorriso mi ha salutato e si è allontano con il suo telefonino e le sue cuffiette, anche perché era arrivato il trent’enne, alto circa due metri, sempre del Gambia, più chiacchierone e combattivo.

Un personaggio molto più navigato e con l’aria di quello che con la Giustizia non ha avuto rapporti sempre amichevoli.

Stessa domanda: “Da dove arrivi ?”

Sempre dal Gambia ma, con la variante che lui era già da tempo in Libia a lavorare e che poi i Libici “non lo volevano più”.

“Ma, allora, perché non sei andato in Tunisia, oppure in Egitto, oppure in Niger, in Mali, oppure verso casa, il Senegal e poi il Gambia ?

Perché hai voluto affrontare il rischio di una traversata via mare ?

Rischiando la tua vita su un gommone ?

Non era più facile camminare verso i confini della Libia ?”

La risposta arriva con una certa lentezza, ma è chiara.

Perché per andare in Tunisia, Egitto, Mali, Senegal etc. nessuno poteva pagargli il viaggio.

Perché il suo viaggio lo paga chi lo “importa” per lavorare da lui, chi lo fa entrare nella Nazione dove poi lavorerà.

Per andare in Italia invece sì.

Perché, anche lui, ovviamente, il denaro per il viaggio sul gommone non lo ha mai avuto, non lo ha mai visto, e se ha visto qualche banconota non poteva che essere che qualche dinaro libico.

Perché anche in Libia non si trovano i dollari e neppure gli euro .

Ed allora ?

Ed allora ecco il peggio: il suo padrone libico lo ha “venduto” C&F ( Cost and Freight ) a chi lo ha importato in Italia per incassare i 25 euro al giorno + la percentuale sulle giornate di lavoro.

La solita storia, con una nuova variante.

Quella del padrone libico (che evidentemente aveva pagato il costo del viaggio dal Gambia alla Libia) che, dopo averlo fatto lavorare in Libia, lo vende ai nuovi padroni.

Insomma recupera i soldi del primo tratto di autostrada.

Ovviamente anche lui dice di avere il permesso di soggiorno valido per sei mesi, e di essere in Italia assolutamente in regola con la Polizia.

“E per il futuro ? Cosa pensi di fare ?”

La solita risposta ipocrita: “siamo nelle mani di Dio. Si vedrà”.

Risposta che riceve il mio solito commento: “Dio non abita qui con noi, quindi dimmi cosa vuoi fare quando finirà il tuo permesso di soggiorno.. “

Se ne va, in silenzio, con il suo telefonino, sul suo scoglio di disperati, fra la spazzatura , nel suo rifugio di cartone.

Forse una chiacchierata dal vivo, sullo scoglio dei naufraghi, potrebbe essere interessante per Giuseppe Castiglione e per gli attivi consiglieri Gaudenzia Zito e Giacomo Gentile, e poi pure per gli addetti alla nettezza urbana, i Vigili Urbani, le Forze dell’Ordine.. ed altri ancora, turisti inclusi.

Le coordinate dello scoglio dei naufraghi sono 37° 37′ 37.74″ Nord e 12° 44′ 46.45″ Est.

La rotta è semplice:  “alla via” per Contrada Erbe Bianche in rotta per 36° Nord, accostando a dritta.

Lo scoglio dei naufraghi disperati vi aspetta

Giorgio Comerio

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