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Partanna, Area Archeologica di Contrada Stretto: un’opportunità “bruciata”?

Partanna, Area Archeologica di Contrada Stretto: un’opportunità “bruciata”?
04 ottobre
19:30 2017

La città di Partanna con il suo territorio, fin da tempi preistorici, è stata da sempre una zona abitata da diverse culture e popoli. Nel ricordare questo avvicendarsi di civiltà sul territorio partannese sin da epoche a noi remote, nei cartelli di benvenuto posti all’ingresso del centro abitato, è presente la dicitura “Città della Civiltà dei Fossati”, proprio ad evocare quello che è uno dei luoghi più antichi, rappresentativi e d’interesse culturale e storico della città, l’Area Archeologica di Contrada Stretto.

In questi giorni nei luoghi del sito, l’associazione Pam (Prima Archeologia del Mediterraneo) ha organizzato la commemorazione in ricordo della scomparsa, avvenuta due anni fa, di Giovanni Aiello, cittadino partannese che nel corso della sua vita si è prodigato per tutelare e rendere fruibile alla comunità e non solo, quella che oggi è l’Area Archeologica di Contrada Stretto e i reperti che in essa sono stati rinvenuti (clicca qui per leggere l’articolo).

Il sito però, come hanno potuto notare coloro che si sono recati a tale commemorazione, non gode delle giuste attenzioni. La mancata manutenzione dell’area che versa in uno stato di abbandono e la mancata rivalutazione di una zona ad altissimo interesse storico-culturale, fa sì che l’area sia impraticabile per visite di carattere turistico, didattico o per semplice conoscenza del territorio.

La redazione ha così deciso di saperne di più, contattando l’associazione Pam nella persona del Vicepresidente Vito Zarzana, ponendo qualche domanda e chiarimenti sulle vicende che hanno portato il sito archeologico nelle condizioni attuali di impraticabilità anche dovuta a numerosi incendi avvenuti nel corso degli anni, ultimo dei quali nel Luglio 2017, che ha reso totalmente inaccessibile la parte Sud dell’Area.

In Contrada Stretto, a partire dagli anni ‘80 sono state rivenute numerose tombe e reperti risalenti al periodo del Neolitico, – gran parte del materiale proveniente dagli scavi è oggi esposto nel Museo Regionale della Preistoria Siciliana ospitato nel Castello Grifeo di Partanna, dove è presente anche il “cranio trapanato” rinvenuto nel sito e di eccezionale valore scientifico -. Gli elementi più interessanti del sito archeologico sono il sistema dei Fossati – profonde fenditure di vario tipo scavate nel terreno forse usate come sistema di canalizzazione delle acque che sono ancora oggi oggetto di studio – che testimoniano la presenza di una civiltà evoluta.

Il Vicepresidente Zarzana ci ha spiegato la nascita e la realizzazione dell’Area Archeologica di Contrada Stretto. Alle prime indagini di superficie degli anni ’80 da parte della branca locale dell’associazione Archeoclub (che ha visto puoi confluire i propri membri e obiettivi nel Pam), seguì l’interessamento e il coinvolgimento del Comune nel progetto e in seguito la conferma di interesse archeologico della Soprintendenza.  Nei primi anni Duemila, grazie a finanziamenti europei pari a circa 4 miliardi di lire (circa 2 milioni di euro, al momento del cambio lira/euro), l’Area era pronta per accogliere nuovi visitatori, ma purtroppo l’apertura ritardò di diversi anni dal completamento dei lavori, dovuti alla mancata attuazione di un piano di gestione e manutenzione della nuova area appena ultimata.

Il piano gestionale di carattere misto presentato dal Pam, che Zarzana afferma essere stato infine stipulato, prevedeva la “collaborazione dell’associazione Pam nella gestione del sito, di competenza comunale, fornendo la gestione scientifica e di ricerca” (che diretta dal prof. Sebastiano Tusa e con l’assenso della Soprintendenza, ha visto in questi anni coinvolte in interessanti esperienze di scavo l’Università di Palermo, l’Università di Cordova e l’Università Suor Orsola Benincasa di Napoli), “l’accompagnamento dei visitatori e l’integrazione della custodia laddove il Municipio non poteva provvedere con l’impiego di personale preposto. Tutto a titolo di volontariato. Il Comune avrebbe garantito la messa a disposizione di quattro figure lavorative per l’apertura e la chiusura del sito, la biglietteria e la manutenzione dell’Area”.

Nonostante il passare di diversi anni intercorsi tra il completamento dei lavori e l’apertura ufficiale al pubblico (15 Luglio 2011), il Vicepresidente ci spiega che tale “accordo di gestione non fu mai attuato del tutto, in quanto fu assegnata solo una persona alla custodia dell’Area dello Stretto, e il sito ha visto solo interventi di manutenzione sporadici”, quando possibili grazie all’utilizzo di fondi per progetti a termine per l’impiego occupazionale. A portare lo Stretto all’attuale situazione di degrado ed abbandono, ha contribuito il susseguirsi di numerosi incendi di grossa entità e di natura probabilmente dolosa, favoriti anche dall’incuria che ha caratterizzato il sito e dalla “mancata realizzazione di un cordone parafuoco attorno all’area”. L’ultimo incendio, anch’esso di probabile origine dolosa, avvenuto nel Luglio di quest’anno, ha colpito l’area più interna dello Stretto, devastando la vegetazione presente e distruggendo le strutture specifiche per la messa in sicurezza e la fruizione turistico-informativa, rendendo impraticabile il percorso interno dell’area Sud del sito.

Nel  Febbraio del 2015, un nuovo accordo nacque dall’istituzione di un tavolo tecnico – presieduto dal Sindaco di Partanna, il Pam, la Soprintendenza, la Rete Museale Belicina, Legambiente e Pro Loco – creato appositamente per rivedere nuovamente la gestione del Sito. Un nulla di fatto sembrerebbe, perché nel Maggio e Giugno 2017 un’interrogazione presentata al Consiglio Comunale e all’Assemblea Regionale Siciliana ne denuncia il totale stato di abbandono e impraticabilità dell’Area Archeologica, causata come si evince dall’interrogazione (m5s), dal mancato impegno della gestione dell’Area nel garantire la manutenzione e gli interventi necessari per la messa in sicurezza del sito.

L’empasse amministrativa apparentemente senza fine ha causato una sequela di mancate occasioni. Come i mancati introiti attivi e indiretti per l’amministrazione locale e la collettività, derivanti dalla fruizione turistica, dalle visite didattiche guidate, dalle campagne di scavo archeologico e di tutto l’apparato che circonda la fruizione di un bene culturale. Occasioni mancate nell’assunzione di personale specifico per il sito che ne avrebbe garantito la cura e la gestione, creando quindi nuove possibilità di impiego generate dalla fruizione stessa dell’Area Archeologica. La conseguenza è il mancato sviluppo turistico, accademico e occupazionale, specialmente per i giovani partannesi specializzati nel settore. Come può anche dirsi mancata la possibilità della cittadinanza di usufruire e poter godere di uno dei suoi beni culturali e archeologici che come abbiamo fatto notare all’inizio, è simbolicamente caratterizzante della realtà partannese.

Nel corso della commemorazione dello scorso 26 Settembre, durante il discorso in memoria del compianto Giovanni Aiello, il sindaco Catania ha spiegato che è da ritenersi “un dovere” per l’amministrazione locale “ricreare tutte quelle condizioni di fruibilità dell’Area”, nonostante le condizioni attuali del sito, che la rende “un’impresa ardua”. Il Primo Cittadino, che ci ha anche fornito alcune dichiarazioni in merito all’articolo, afferma che “negli ultimi anni sono state indette due gare per l’assegnazione della manutenzione ordinaria, la cura del verde, la sentieristica e dei pannelli informativi del sito, ma rinunce dei vincitori della gara e lungaggini di vario tipo ne hanno impedito il normale svolgimento”. Catania stesso comunica però che la situazione ritornerà presto alla normalità, in quanto “è in cantiere l’assegnazione dell’appalto ad una nuova ditta per i lavori di manutenzione e cura dello Stretto”. Il Primo Cittadino sottolinea inoltre che il Comune, attraverso regolare gara, si è dotata di una scaffalatura adeguata per l’esposizione dei vari reperti dell’Area Archeologica, che si trovano attualmente in deposito presso l’ex mattatoio comunale (ma servirebbero esperti per la catalogazione). Al di là di  tutto, Catania sottolinea che “l’area è fruibile“.

Catania inoltre sottolinea che “tecnicamente manca la possibilità di assumere il personale da poter assegnare specificatamente al sito”. A questo si devono aggiungere le già citate “lungaggini burocratiche e amministrative che spesso inceppano l’ingranaggio pubblico”, ma tutto questo, spiega, “non deve far desistere nell’intento di valorizzare le potenzialità sia culturali che economiche dei beni culturali della comunità”. Auspica inoltre una più forte sensibilizzazione della comunità nei confronti della cura dei beni culturali locali, prospettando un “maggior coinvolgimento del Pam anche nel  proporre iniziative didattiche alle nuove generazioni”, finanche con “l’istituzione insieme alla collaborazione comunale di premi di vario tipo, da attuare in ambito scolastico”, iniziative atte a mirare alla valorizzazione e conoscenza dei beni culturali locali già in giovane età. Questo dovrebbe consentire “l’immissione di nuova linfa vitale nella rete di volontariato dell’associazione, che così avrebbe un nuovo slancio propositivo nel contribuire attivamente alla gestione dell’Area”.

Nella speranza che il presente finora incerto si evolva in un futuro più roseo per l’Area Archeologica dello Stretto, il Vicepresidente del Pam Vito Zarzana prospetta l’integrazione del sito di Contrada Stretto, rinnovato e nuovamente fruibile, con un progetto di archeologia sperimentale. L’idea proposta dall’associazione, attraverso alcuni suoi membri esperti in conservazione dei beni culturali, sarebbe quella di realizzare un villaggio preistorico fedelmente riprodotto, per poi poter organizzare visite didattiche per le scuole e chiunque ne volesse fruire. Il progetto, che verrebbe inserito in un sistema ben gestito di fruibilità turistica e didattica insieme alla già esistente Area Archeologica di Contrada Stretto e al Museo Regionale della Preistoria Siciliana del Castello Grifeo di Partanna, secondo il Vicepresidente del Pam creerebbe non solo l’incremento del pressoché inesistente flusso turistico nel centro cittadino, ma soprattutto un conseguente aumento della possibilità occupazionale nel settore, soprattutto per i giovani.

GALLERIA FOTO: 

Le mappe (foto satellitare scattata nel 2009):

 

Gli ingressi del sito, Settembre 2017:

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Cartelli informativi del sito, Settembre 2017:

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Zona del Fossato, Settembre 2017, confrontata con una foto del 2015 (ultima foto):

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Sentiero per la visita della Zona Nord, Settembre 2017, confronto con una foto del 2009 (ultima foto):

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Scorci dell’Area Sud colpita dall’incendio di Luglio, Settembre 2017:

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Alcuni ingressi delle tombe presenti nel sito, Settembre 2017:

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Antonino Mario La Commare

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Antonino Mario La Commare

Antonino Mario La Commare

Laureato in Scienze Storiche a Roma, prosegue i suoi studi a Milano focalizzandosi sul Medioevo siciliano e mediterraneo. Curioso ed estroverso, amante dei libri e appassionato d'informatica, ha concretizzato la sua passione per i viaggi e le lingue collaborando con Rome2rio, azienda australiana specializzata nella pianificazione di viaggi. Adora ascoltare musica in lingua siciliana e suona il sax-alto.

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