Diario delle mie letture, Partanna 03/04/2014
Sono stati pubblicati di recente dalla casa editrice Feltrinelli due titoli dello stesso autore quasi contemporaneamente. Nel campo editoriale raramente accadono cose di questo tipo, al massimo per fare da traino, quando un autore è già conosciuto, vengono ripubblicate le sue opere precedenti. L’unico esempio che mi viene in mente appartiene invece al campo della musica quando Edoardo Bennato, nel 1980, a intervallo ravvicinato, pubblicò due lavori che ebbero ambedue successo di vendite. “Per dieci minuti” e “Quattro etti d’amore grazie” di Chiara Gamberale, giovane scrittrice di origine romana che ha studiato al Dams di Bologna e che oggi svolge l’attività di pubblicista per diverse testate giornalistiche e radiotelevisive nazionali, sono usciti, rispettivamente, nel novembre e a marzo del 2013. Leggendo i due libri capita facilmente di distinguerli, il primo testo è un diario in cui l’autrice racconta con levità le vicende di un intero anno subito dopo la separazione dal marito, l’altro è una storia frutto della fantasia della penna della scrittrice: due donne di estrazione sociale differente si incontrano in un supermercato e si spiano attraverso il carrello della spesa.
Tuttavia, completata la lettura di questi bei libri restiamo spiazzati. Il racconto autobiografico non sembra affatto annoiare a tal punto che le persone che la protagonista incontra nelle pagine del diario diventano pian piano dei personaggi degni di una fiction letteraria: l’ex marito che ha voglia di fuggire ma rimane legato a una sorta d’inconcludenza che lo lega al passato, l’amico che di giorno è un tranquillo bancario di Palermo ma quando è possibile si trasforma mostrando la vera indole sessuale, il ragazzo quasi adottato che abita i momenti più difficili di una sorta di depressione dell’autrice a seguito dell’abbandono del marito. Ho risolto i miei dubbi ricorrendo ad un altro romanzo di Chiara Gamberale, “La luce nella casa degli altri”, in cui l’autrice attraverso il singolare punto di vista della giovane protagonista si intrufola nelle case degli altri. A questo punto è giusto chiedersi, avevano ragione i critici dell’ottocento a pensare che i grandi scrittori dovevano essere forniti da una buona dose di voyeurismo? Non sono d’accordo, succede casomai il contrario, ossia non è lo scrittore a porsi dietro il buco della serratura per spiare i personaggi ma è lo scrittore stesso a spogliarsi, offrendo ai lettori i sentimenti, i pensieri, i ricordi, mettendo insomma a nudo la propria mente. Questa specie di spogliarello il romanziere lo compie sia quando scrive un’opera di fantasia sia quando parla di se stesso come Chiara Gamberale fa nel libro “Per dieci minuti”. Operazione editoriale ben riuscita, dunque, tanto che Laeffe, canale televisivo del gruppo editoriale Feltrinelli, ne ha tirato fuori un Format che prende il nome del libro e del gioco che l’analista propone alla protagonista: fare una cosa mai fatta prima ogni giorno per dieci minuti per la durata di un mese. Attraverso questo gioco l’autrice scopre una nuova prospettiva attraverso cui guardare il mondo che lo circonda.
Vincenzo Piccione