Le Cure palliative per dare dignità alla persona. Intervista al dottor Nicola Colletta


Il rapido e progressivo invecchiamento della popolazione e l’incremento dell’incidenza di patologie oncologiche e non sul territorio ha fatto si che la riabilitazione nelle cure palliative sia una nuova realtà, inesistente fino a qualche anno fa. Abbiamo intervistato il dottor Nicola Colletta (nelle foto) che da diversi anni si occupa della “terapia della dignità”, il cui obiettivo è il miglioramento dell’esperienza del fine-vita aiutando attraverso adeguate terapie il paziente ed i suoi familiari a preservare l’identità personale e affermare i propri valori in questa fase.
Chi è il fisioterapista Nicola Colletta ?
47 anni, sposato, padre di un figlio, diploma di terapista della riabilitazione, laurea in fisioterapia, master in cure palliative, è dipendente del Consorzio Siciliano di Riabilitazione settore domiciliare di neuromotoria, inoltre è libero professionista presso Samo Onlus. Pioniere della riabilitazione nelle cure palliative con 10 anni di esperienza e 10.000 accessi maturati.
Allora dottor Colletta cosa sono le cure palliative ?
Le cure palliative consistono nell’assistenza attiva e totale dei pazienti terminali, quando la malattia non risponde più alle terapie convenzionali, ed il controllo del dolore, dei sintomi, degli aspetti emotivi e spirituali e dei problemi sociali diventa predominante. Le cure palliative hanno carattere interdisciplinare e coinvolgono il paziente, la sua famiglia e la comunità in generale. In questo senso la cura palliativa è un richiamo al più antico e basilare concetto di cura: provvedere alle necessità ed esigenze dei pazienti e delle loro famiglie in qualsiasi contesto si trovino, a domicilio od in ambito ospedaliero, indipendentemente dallo stato sociale del singolo, dalla razza e dalle credenze religiose. Le cure palliative rispettano la vita e considerano il morire come un processo naturale. Il loro scopo non è quello di accelerare o differire la morte, ma quello di garantire la migliore qualità di vita, sino alla fine.
Chi è il fisioterapista palliativista:
Il Fisioterapista palliativista è l’operatore sanitario della riabilitazione che opera all’interno della équipe di cure palliative. Il trattamento riabilitativo inserito nelle cure palliative ha contribuito in maniera del tutto positivo nel migliorare le condizioni sia fisiche ma anche psicologiche del malato terminale. Dotato di esperienza, grande professionalità, capacità di comunicazione e di ascolto, ha un approccio sul paziente del tutto diverso rispetto alla fisioterapia tradizionale, perché nel tempo egli ha maturato un vissuto e una esperienza accanto alle persone affette da patologie oncologiche in fase terminale.
Come è composta l’èquipe di cure palliative?
L’èquipe di cure palliative è composta dalle seguenti figure:
Il medico palliativista;
L’infermiere;
Il fisioterapista;
Lo psicologo;
L’assistente sociale;
L’operatore socio sanitario;
In molti casi, queste figure sono coadiuvate da altri professionisti, tra cui:
Il volontario;
L’assistente spirituale;
Il Caregiver.
Il paziente è il primo membro dell’équipe e sarà quello che orienterà le scelte assistenziali.
Ci racconta come è iniziata la sua storia professionale ?
La mia chiave d’ingresso nel mondo delle cure palliative è stata una semplice telefonata… cercavano un fisioterapista che potesse essere in grado di effettuare rieducazione respiratoria a pazienti terminali, un mondo a me sconosciuto, poco chiaro, lontano dai miei obiettivi di riabilitatore. Ero curioso di iniziare, mi danno i primi pazienti affetti da k Polmone, persone distrutte dal cancro che avevano già effettuato diversi cicli di chemio. Arrivare a casa del paziente mi dava una certa paura ma anche una discreta carica. Come prima visita ho ascoltato, guardato, riflettuto, ero io e solo io in quel momento e davanti a me un grande muro, quello della sofferenza, del dolore, della solitudine. Mi sono ritrovato a toccare con mani la sofferenza più totale di una persona. Una persona che fino alla fine vuole mantenere una dignità perduta per un male assurdo che gli ha tolto tutto. Sono tornato indietro nel tempo, ho messo a fuoco tutto ciò che di meglio avevo nel mio repertorio di esperienza sia lavorativa, ma soprattutto umana; non ho calcolato il tempo del trattamento, ho solo dato il massimo di me stesso. Alla fine del lavoro ero entusiasta, sereno, soddisfatto poiché in me qualcosa era cambiato. Non avevo riabilitato un paziente, ma avevo ridato un minimo di dignità a una persona affranta. Un lavoro stressante, frustante sul piano professionale, sul piano emozionale e anche sul piano relazionale, ma coinvolgente e stimolante.
Come si basa il programma riabilitativo?
Il programma riabilitativo, in sintesi, è basato su cinque punti standard:
Prevenzione delle fratture in sede di metastasi ossee;
Corretto posizionamento posturale;
Rieducazione respiratoria;
Kinesiterapia passiva ed attiva;
Linfodrenaggio manuale.
Quali sono le leggi che disciplinano la materia ?
Le leggi fondamentali per lo sviluppo in Italia delle cure palliative sono due.
La prima ha avuto come scopo principale il finanziamento degli hospice per favorirne la nascita e lo sviluppo, (legge 39/99) come effettivamente poi avvenuto negli anni 2000.
La seconda (legge 38/2010 “Disposizioni per garantire l’accesso alle cure palliative e alla terapia del dolore”) ha invece voluto sancire l’istituzione della rete delle cure palliative, ovvero l’integrazione tra hospice, assistenza domiciliare e assistenza ospedaliera.
Inoltre lo scorso anno, con il Decreto Assessoriale della Regione Sicilia del 31 dicembre 2015, si è data una ulteriore spinta verso l’organizzazione e lo sviluppo della rete locale di cure palliative.
Si è previsto infatti che tale Rete operi attraverso tre tipologie di setting assistenziali:
– le cure palliative in ospedale, con attività di consulenza nei reparti e negli ambulatori;
– le cure palliative domiciliari di base e specialistiche, che garantiscono anche l’assistenza presso le residenze per anziani;
– le cure palliative in hospice, che garantiscono il ricovero del malato.
Questo viaggio a contatto con la sofferenza cosa le ha dato?
E’ un viaggio accompagnato, oltre che dalla sofferenza, da tante soddisfazioni, grazie al quale ho avuto l’opportunità di conoscere all’interno della Onlus di cui faccio parte, tanti operatori che si sono trasformati negli anni in amici veri e tanti pazienti che mi hanno dato tanto proprio nell’ultimo periodo della loro vita. Questo lavoro mi ha trasformato e mi ha dato la possibilità di imparare a vivere intensamente.
Come avviene la richiesta delle cure palliative ?
L’accesso alla Rete locale avviene mediante il Pua (Punto unico di accesso alle prestazioni socio-sanitarie) attraverso la richiesta formulata su apposita modulistica dedicata, da parte del medico specialista ospedaliero o di base (tramite gli uffici territoriali per le dimissioni protette). Il Pua trasmette tempestivamente la segnalazione alla Centrale operativa e alla unità di valutazione palliativa (Uvp) distrettuale per la successiva valutazione. La segnalazione del caso al Pua può avvenire da parte di chiunque abbia interesse: persona malata; familiari o vicinato; medico di medicina generale; pediatra; reparto ospedaliero; servizi sociali; soggetto erogatore accreditato. Colloquio preliminare è tra le fasi fondamentali del percorso assistenziale, il colloquio di accoglienza è parte integrante del momento valutativo. Il primo incontro con il servizio di cure palliative rappresenta il momento basilare per l’avvio di una relazione di assistenza efficace. Il colloquio ha la funzione di orientare il malato nell’ambito delle rete di servizi e serve a raccogliere le informazioni anagrafiche, cliniche e sociali necessarie alla valutazione della richiesta sia sul piano clinico che su quello assistenziale. Sempre in tale sede, vanno evidenziate le risorse interne ed esterne che possono essere attivate per l’assistenza domiciliare; inoltre vanno illustrate le finalità delle cure palliative e le modalità della presa in carico. Il colloquio va svolto da operatori dedicati all’accoglienza, con adeguate competenze relazionali. Va utilizzata un’apposita modulistica per la raccolta delle informazioni necessarie all’avvio dell’assistenza e contestualmente va acquisito il consenso informato all’assistenza ed al trattamento dei dati. Acquisito il consenso informato, l’utente/familiare verrà messo a conoscenza che nel territorio dell’ASP operano più soggetti erogatori tra i quali verrà individuata la struttura accreditata che provvederà all’attività assistenziale. Il malato e la sua famiglia hanno infatti il pieno diritto ad un’informazione chiara e completa sulle condizioni di salute e sul decorso della malattia, perché le cure palliative devono favorire la piena consapevolezza nel malato e nei suoi familiari. Il supporto psicologico deve comprendere tutti gli aspetti possibili di presa in carico del contesto familiare, dal momento della diagnosi alla condivisione dei percorsi assistenziali, fino al supporto al lutto.
La redazione di PartannaLive La ringrazia per avere rilasciato l’intervista su un tema così delicato.
Grazie a Voi ed alla vostra disponibilità