Prima Archeologia del Mediterraneo: continua il progetto di ricerca sul fiume Mazaro


Il territorio siciliano e l’entroterra del trapanese riservano ancora sorprese sul piano della ricerca storica più antica grazie a “Prospezione dei Confini”, un progetto coordinato e condotto dal Dipartimento di Preistoria e Archeologia dell´Università di Vienna in collaborazione con la Soprintendenza di Trapani e l’Associazione Pam presieduta dall’archeologo Sebastiano Tusa. Lo stato dell’indagine ed i risultati ottenuti sono stati presentati durante un incontro tecnico promosso dall’Associazione Prima Sicilia del Mediterraneo, partner del progetto di ricerca, e svoltosi presso il Castello Grifeo di Partanna. L’entroterra di Mazara del Vallo, infatti, presenta un ricco numero di siti archeologici che iniziano dal Paleolitico superiore fino all’epoca postmedievale. Il fiume Mazaro è considerato infatti dagli studiosi come una sorta di confine naturale tra la colonia greca di Selinunte e quelle fenicio-puniche di Mozia e Lilibeo. I reperti diagnostici finora rinvenuti sui siti indicano attività legate al periodo del Tardo Bronzo e della prima Età del Ferro insieme ad una presenza di un sistema a fossato multiplo associabile presumibilmente ad una fortificazione.
Lo studio proposto su scala triennale prevede l’analisi di tutti i fattori legati al paesaggio attraverso le analisi delle dinamiche di utilizzo del territorio ed i rapporti di occupazione umana tra aree interne e costiere, attenzionando i siti archeologici presenti lungo il fiume attraverso indagini di prospezione archeologica, scansione laser in volo ed indagini in superficie dei materiali. Le ricerche si svolgono attualmente in due siti ubicati nella pianura ai lati del fiume Mazaro, a circa 80 – 140 metri sul livello del mare, situati su alcuni terreni utilizzati attualmente a fini agricoli attraverso alcuni obiettivi interconnessi che prevedono l’esame delle aree del progetto del cambiamento di uso del suolo nel tempo attraverso uno studio paesaggistico e storico del paesaggio, l’implementazione di un sistema integrato mini-invasivo di prospezione archeologica di superficie e del sottosuolo nelle aree che potrebbero essere utilizzate per sostenere uno standard per le metodologie di prospezione archeologiche analizzando tutti i processi antropici che possono avere influenzato lo sviluppo dei siti. Le ricerche archeologiche condotte in questi anni sul campo hanno rilevato l’esistenza di minacce antropiche con un conseguente fenomeno legato al consumo del suolo e documentato durante le campagne fotografiche aeree effettuate dall´Università di Vienna tra il 2003 e il 2009. L´uso attuale del suolo nella zona è in gran parte legato alla produzione agricola con coltivazioni di cereali, vigneti, ulivi ed alberi da frutto, tuttavia l’attuazione di pratiche agricole attuate con metodi intensivi negli ultimi anni ha aumentato i processi di erosione dei suoli provocando frequenti frane in alcune aree di studio, mentre la scarsa vegetazione naturale presente non è adeguata alla conservazione del suolo, inoltre diversi progetti edilizi connessi con l’installazione di turbine eoliche hanno avuto un impatto non trascurabile sul paesaggio, con turbine e strade di servizio modificando alcune aree esistenti di interesse paesaggistico, anche per tali motivi le ricerche rivestono un ruolo importante e rappresentano un’occasione utile per non perdere preziose informazioni sul campo.