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Alberto Drago supera i 257 km della Maratona del Deserto: le sfide sono ciò che rende la vita interessante! La lettera dell’amico Giovanni

Alberto Drago supera i 257 km della Maratona del Deserto: le sfide sono ciò che rende la vita interessante! La lettera dell’amico Giovanni
14 Maggio
17:43 2017

“Occhi scuri, uno sguardo ed un sorriso che difficilmente si dimentica, una persona che ha tutte le carte per essere definito un’eccellenza… un’eccellenza del nostro territorio!”

Inizia così la  lettera scritta da Giovanni Monaco per l’amico Alberto Drago, uno dei pochi italiani che quest’anno è riuscito a superare la più impegnativa gara podistica del mondo: la Marathon des Sables!

Tra dune di sabbia e pietre, tra il sole cocente e la bassa temperatura notturna del deserto del Sahara, Alberto è riuscito a  raggiungere la meta, correndo per 257 chilometri!

Lui è Alberto Drago, 38 anni, che da Salemi, finiti gli studi a Palermo, si è trasferito a Milano dove lavora  come esperto di sicurezza informatica, con un curriculum professionale di tutto rispetto.

 “Tutto – scrive Giovanni –  ha inizio un’estate di qualche anno fa. Era il 2014 e nei lunghi e caldi pomeriggi di agosto, tra un bagno a mare e una serata con gli amici, inizia un po’ di attività fisica, facendo un po’ di corsa: i primi giorni per qualche chilometro tra le bellissime strade delle campagne salemitane, per poi aumentare gradualmente di giorno in giorno le distanze prefissate, finché un pomeriggio sento suonare il campanello di casa, era lui! tutto sudato davanti casa mia, aveva percorso la Salemi-Gibellina tutta d’un fiato.

Inizia così come per gioco la sua passione, ma subito dopo il suo rientro a Milano e le prime verifiche dei tempi degli allenamenti svolti confrontati insieme a quelli di alcuni suoi colleghi ed amici capisce che i suoi non sono dei tempi da pivellino, gli fanno capire che può spingersi ancora di più arrivando a risultati molto più alti. Da quel giorno in poi, in modo graduale e continuativo, sacrificando il poco tempo libero che gli rimane dopo le 8 ore di lavoro giornaliero in ufficio, sia nelle serate fredde e nebbiose dei lunghi inverni sia nelle calde e secche giornate estive Alberto continua gli allenamenti, ma la corsa a poco a poco non gli basta più e vuole aggiungere qualcosa di più arduo. Compra così la prima bici. Inizia anche a correre in bici per l’hinterland milanese, sulle tangenziali dapprima, sino ai laghi e alle montagne del Bergamasco successivamente.

Ormai non si ferma più e mette anche il nuoto tra gli allenamenti settimanali. Si trova quindi a dover bilanciare e coordinare le diverse discipline in modo più omogeneo. Inizia a pensare a quella che gli esperti definiscono Triathlon: nuoto, bici e corsa tutti insieme. Decide di fare il salto. Acquistata tutta l’attrezzatura necessaria (una muta performante, una bici da professionisti e delle scarpe altamente tecniche) si iscrive, partecipa e porta a conclusione alcune tra le gare più importanti e dure del circuito del triathlon. Inizia col test sull’ olimpico corre la prima volta a Candia Cavanese a Torino e poi si dedica all’Iroman 70.3, le distanze a Kraichgau (Germania 2015), Chia Laguna (Sardegna 2016), Budapest (Ungheria 2016) per lanciarsi il 21 maggio dello scorso anno nell’ Iroman 140.6 a Lanzarote (Canarie) uno dei circuiti più ardui.

Gare dure e faticose poiché comprendono, nell’arco di una sola giornata di gara, 3.8 Km di nuoto, 180 Km in bici e per finire una maratona completa da 42 Km.

L’Ironman rappresenta una gara “mitica” per chiunque pratichi il triathlon e in generale per ogni atleta di sport di resistenza. Moltissimi atleti corrono un Ironman per laurearsi “finisher”, ovvero per arrivare fino in fondo, alla fine della gara, costi quello che costi.

Alberto arriva preparato a queste sfide poiché gareggia nel frattempo (sempre allenandosi in modo corretto e controllato) anche in diverse maratone e queste fanno in modo di  non farlo trovare in  difficoltà nell’affrontare le gare più dure del triathlon: partecipa alla maratona di Reggio Emilia (2015), quella di Lisbona (Portogallo 2016) completandola in 3: 13: 33 , conclude anche la  Zurich Maraton de Sevilla (2016) la terza StraMilano (2017), e poia ancora in Svizzera, ad Atene, L’ultrarail del Ticino, e altre gare  ma sempre con chilometraggi da mezze maratone o similari.

Nell’estate del 2016, trascorrendo una delle nostre serate insieme, mi mette al corrente di voler prepararsi ad un’altra sfida dandomi solo pochi elementi per poter capire meglio di cosa si trattasse: una gara da 250 km e il deserto del Sahara. Dentro di me mi sento male, ma Alberto ormai è un Ironman, (uomo d’acciaio) e l’acciaio è duro da piegare, anche sotto il sole più cocente.

Il 9 aprile 2017, Alberto, insieme ad altri 32 atleti italiani, parte per quella che viene definita dagli addetti ai lavori la più dura competizione che un atleta può affrontare: la Marathon des Sabbles (maratona del deserto).

La Marathon des Sables è una delle più affascinanti ed impegnative corse del nostro pianeta che si svolge nel sud del Marocco, tra le dune del deserto del Sahara e montagne alte e piene di pietre che richiedono una maggiore attenzione nel corso della gara.

Alla competizione partecipano persone provenienti da tutto il mondo, con circa 1170 partecipanti da 52 diversi paesi del mondo. La gara si svolge su di un percorso di 257 km di lunghezza con tappe giornaliere suddivise nei sei giorni di competizione e così distribuite: 30 km il primo giorno, 39 km il secondo giorno, 32 km il terzo giorno, 87 km il quarto giorno, 42 km il quinto giorno, 20 km il sesto e 7 km l’ultimo giorno (questo escluso dalla competizione e svolto come gara di solidarietà con indosso le magliette dell’Unicef).

 

Questa maratona è da sempre considerata una fra le più impegnative del pianeta, eppure ogni anno sono tantissimi gli atleti, provenienti da tutto il mondo, che intendono parteciparvi, forse per la gara avvincente, forse per conoscere il senso del limite di ciascuno di loro. Limite che sicuramente ha rischiato di superare nel 1994 MAURO PROSPERI, classe 1955, che in questo deserto si è smarrito per ben 9 giorni.

Prosperi, esperto maratoneta, agente di polizia, campione di Pentathlon nonché medaglia d’oro alle Olimpiadi di Los Angeles del 1984, aveva deciso di partecipare con molto entusiasmo alla nona edizione. Non lontano da M’Hamid, nel Marocco sud orientale, è stato sorpreso da una tempesta di sabbia durata diverse ore. Convinto di camminare nella giusta direzione Prosperi, senza saperlo, ha attraversato il confine e dal Marocco è arrivato in Algeria. Alla quarta tappa non è mai arrivato e l’operazione di salvataggio ufficiale durò 4 giorni ma senza esiti. Alcuni elicotteri infatti sorvolarono la zona ma senza accorgersi di lui.

Durante quegli interminabili giorni Mauro si nutrì di radici, bruciò lo zaino per scaldarsi e per bollire la sua urina che dovette bere per non morire disidratato. Dopo aver perso 18 kg, camminato per altri 299 km, allo stremo delle forze Prosperi scorse un accampamento di Berberi che significò la sua salvezza.

Ogni concorrente deve portarsi con se uno zaino contenente il materiale per la propria sopravvivenza, il peso massimo è di 15 chili, quello di Alberto ne pesava appena 9,7 compreso il kit obbligatorio.

Alberto ha fatto diventare il suo zaino pari alla borsa di Mary Poppins. Al suo interno la pompa succhia veleno delle vipere, la coperta termica (quella dorata), una bussola, la crema solare +60 il burrocacao, le spille per le vesciche ai piedi, il disinfettante antisettico, la crema per le scottature rinfrescante per un totale di 600 grammi e poi ancora il sacco a pelo, materassino, carta igienica, vestiario, 2 paia di calze, un pentolino da 500 ml, le pastiglie per accendere il fuoco con le pietre. Considerato che in 6 giorni non è possibile fare la doccia, servono anche le salviettine rinfrescanti.  Colazione per 6 giorni a base di miele di acacia, pappa reale e vitamina c, caffè liofilizzato gallette di riso e marmellata ciliegia per 6 giorni e le immancabili “gocciole” di un noto brand e le pasticche di sale per tirarsi su. Pranzo a base di pasta in polvere, soprattutto carbonara e poi ancora barrette energetiche, mandorle, datteri, magnesio potassio e sali minerali per ridurre l’acido lattico da sciogliere in acqua. Nessun aiuto per l’alimentazione è previsto dall’esterno.

Lungo il percorso è prevista la presenza di personale medico pronto ad intervenire in caso di necessità. Ogni atleta è inoltre individuabile tramite il gps che viene posto sullo zaino.

Durante ogni tappa della Marathon des Sables ogni concorrente può disporre di 9 litri di acqua fornita dall’organizzazione nei checkpoint distribuiti lungo il percorso, solitamente posti a distanze di circa 15 km.

Il 15 aprile 2017 Alberto ha completato la gara, arrivando sotto il traguardo delle singole sei tappe, compresa la 4° tappa da 86 Km, la più lunga e dura, partendo alle 10 del mattino con il sole e tagliando il traguardo 20 ore dopo, attraversando circa metà del percorso in piena notte, accompagnato dalla luce di una torcia led sulla testa (così come da regolamento), dalla grande luna sorta pochi minuti prima il suo arrivo, dal tifo degli amici che da casa lo seguivano in tutti i modi possibili e soprattutto dalla sua infinita forza di volontà, ed ha dimostrato, per primo a se stesso, che le sfide sono ciò che rende la vita interessante e il loro superamento è ciò che rende la vita significativa.

Al mio pazzo amico Alberto” .

Giovanni Monaco

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Agostina Marchese

Agostina Marchese

Nata a Salemi, giornalista, ha studiato scienze politiche e delle relazioni internazionali. Crede nel giornalismo d’inchiesta e a quello di strada tra le persone e per le persone. Collabora con “Belice c’è” e ha fondato una rivista sull'eterno femminino. È stata corrispondente del Giornale di Sicilia e ha collaborato con Telejato e Report. Ama la politica, la natura e andare oltre le apparenze.

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