Megaservice, siglato il licenziamento di massa
È stata posta la parola fine alla vertenza della Megaservice, società partecipata della Provincia Regionale di Trapani, messa in liquidazione nel febbraio del 2013. Una drammatica vicenda occupazionale che ancora una volta colpisce il flagellato territorio trapanese, una dura, anzi durissima realtà di estrema attualità, in cui 64 lavoratori della Megaservice di cui 25 lavoratori dei servizi e 39 edili, non hanno più ufficialmente un lavoro. Questo è il reale ed irreversibile punto di arrivo. Il provvedimento di licenziamento di massa, è stato siglato oggi alle 15,00 all’Ufficio Provinciale del Lavoro di Trapani alla presenza dei liquidatori della società, parti sociali, rappresentanti dei lavoratori con nessuna prospettiva delineata all’orizzonte, ma solo ed in concreto, l’inesorabile ricorso all’unico sostegno assistenziale ormai accessibile: la disoccupazione, peraltro con margini temporali diversi per i due comparti e con procedure ancora da definire in termini di applicabilità o meno che prevedono tempi più ampi, certamente ampliando le disparità tra stessi lavoratori divisi anche da contratti diversi.
I lavoratori hanno perduto il lavoro, questa è l’unica verità, oltre che la serenità già da anni, alcuni di loro, senza sostegno finanziario da oltre venti mesi e con la consapevolezza di chi avrebbe dovuto per ruolo opporsi a questo imbarbarimento sociale ed invece ha fatto poco e niente, da soli nella tempesta, ma non sono gli unici ad avere perduto. Certamente unici a pagarne il prezzo sulla propria esistenza e quella delle proprie famiglie sono gli stessi lavoratori, ma l’insuccesso è molto più ampio e coinvolge con responsabilità inequivocabili: istituzioni provinciali, regionali e di governo, statali e non ultime, le parti sociali, senza il manifestarsi di alcun proposito fondato o credibile della politica e nel silenzio di quella locale. Il commissario Straordinario del Libero Consorzio di Trapani, Antonio Ingroia, aveva proposto la costituzione di una società cooperativa a mutualità prevalente, costruita su presupposti ben delineati e con start-up garantito per uno sviluppo e stabilizzazione delle commesse. Proposta, però, che è stata considerata poco garantista dalle parti sociali. Questa volta la cronaca deve necessariamente essere sintetica ed essenziale nel rispetto e nell’immedesimazione di questo nuovo ed ulteriore dramma del lavoro che di fatto ha generato un incontrollato ed incontrollabile diffuso disagio sociale.
Termina con questo incomprensibile e deplorevole atto, una realtà lavorativa, durata circa dieci anni, che avrebbe meritato più responsabili attenzioni, nata per sostenere ed incrementare l’occupazione nel territorio trapanese, partendo dalla crisi dell’ex bacino IMAM di Castelvetrano.
Avviata l’istanza di fallimento presso il Tribunale di Trapani, è prevista la prima udienza a metà Agosto, meri atti istruttori definitivi, mentre anche l’impianto istruttorio per le istanze dei decreti ingiuntivi prodotta dai lavoratori non trova ancora oggi, dopo congrui tempi, l’esecutività da parte del Giudice istruttore. Tutto ciò non può e non deve finire nel mero insabbiamento, suscitando l’indifferenza dell’opinione pubblica. Quanto, è un fatto gravissimo di mal costume che coinvolge un intero sistema , un apparato sociale complessivo, governativo che ha responsabilità dirette e che pertanto la vicenda, meriti concrete e non parolaie azioni immediate, al fine di non consentire la radicalizzare di un lassismo sociale pericolosissimo.
Giulia Giacalone