Caso Giambalvo, il consiglio di Castelvetrano si “autoscioglie”
Il braccio di ferro è durato poco più di un mese: alla fine la maggioranza schiacciante dei consiglieri di Castelvetrano (27 su trenta) ha rassegnato le dimissioni determinando l’autoscioglimento del consiglio comunale. Adesso toccherà alla Regione nominare un commissario con i poteri del solo consiglio comunale. Il sindaco e la sua giunta rimangono infatti in carica. Si conclude così il «caso» politico, scoppiato anche in seguito ad alcune interviste della trasmissione televisiva «Le iene», legato alle vicende giudiziarie del consigliere comunale Calogero «Lillo» Giambalvo, arrestato nel novembre di due anni fa nell’operazione antimafia «Eden II» con l’accusa di essere un fiancheggiatore del boss latitante, e suo concittadino, Matteo Messina Denaro. In alcune intercettazioni Giambalvo si diceva fedele al padrino e si augurava la morte del figlio di un pentito. Tuttavia, nel dicembre scorso, l’imputato era stato assolto a conclusione del processo di primo grado ed il prefetto di Trapani, che lo aveva sospeso, era stato costretto a reintegrarlo nella carica. Tornato in Consiglio comunale il 25 gennaio scorso, Giambalvo si era difeso pubblicamente sostenendo che l’accusa nei suoi confronti «era fondata su intercettazioni e chiacchiere equivocate in sede di trascrizione come avrò modo di chiarire». «Tengo a precisare – aveva aggiunto – che la stessa Procura in sede di discussione ha chiesto l’assoluzione dai capi di imputazione più gravi. Sin da ora prendo le distanze da quanto è stato detto contro di me sui media perchè ho sempre sostenuto e sosterrò qualsiasi progetto di legalità». Di tutt’altro avviso il vicepresidente nazionale della Commissione Antimafia Claudio Fava, che nel corso di un incontro pubblico a Castelvetrano aveva chiesto le dimissioni dei consiglieri comunali: «È infamante – aveva sostenuto – che i cittadini di Castelvetrano siano rappresentati da persone come Giambalvo». Una critica condivisa anche dal ministro dell’Interno Angelino Alfano il quale, non potendo rimuovere per legge Giambalvo, aveva tuttavia sollecitato i consiglieri comunali e lo stesso sindaco del suo partito, Felice Errante, a fare di tutto per farlo decadere. Una strada che oggi hanno deciso di intraprendere quasi tutti i consiglieri comunali di Castelvetrano, sia di maggioranza che di opposizione, ad eccezione del diretto interessato che di dimettersi non voleva proprio saperne. «Ringrazio tutti i consiglieri comunali di Castelvetrano e, in primo luogo, i consiglieri comunali di Ncd-Area Popolare per la responsabilità e l’attaccamento alla loro città – ha commentato il ministro e leader di Ncd appresa la notizia -. Con le loro dimissioni hanno voluto riaffermare il senso della legalità che, a causa del comportamento di un solo uomo, per di più loro collega, consigliere comunale, era stata messa gravemente a rischio. Nessuno li ha costretti, non era un loro obbligo, nessuno li avrebbe potuti costringere: eppure hanno rinunciato al loro seggio in consiglio pur di difendere la reputazione della loro città». «Hanno scelto di farlo – ha sottolineato Alfano – restituendo così alla politica quella forza che tanti vogliono negarle. Ringrazio anche il sindaco con il quale sono stato in contatto in questi giorni e anche in queste ore, perchè ha fatto esercizio della propria leadership per orientare questa decisione». Calogero Giambalvo alle amministrative del 2012 era risultato il primo dei non eletti nella lista di Fli nella quale era candidato come indipendente. Nel luglio 2014 sostituì un consigliere chiamato a far parte della giunta; in quell’occasione dichiarò di aderire al movimento Articolo 4, fondato dall’allora parlamentare regionale Lino Leanza (ex Mpa), poi deceduto. Oggi l’epilogo della sua carriera politica, in attesa che si definisca in appello anche la sua vicenda giudiziaria.
(Fonte: Gds.it)