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Azione Cattolica: una riflessione sul referendum del 17 aprile 2016

Azione Cattolica: una riflessione sul referendum del 17 aprile 2016
06 aprile
13:18 2016

La Conferenza Episcopale Italiana ci invita ad affrontare la tematica sul referendum del 17 aprile sulle trivelle alla luce dell’enciclica Laudato sì.

Mons. Galantino, Segretario della CEI, ha affermato che da parte dei vescovi non c’è un si o un no al referendum, ma che essi invitano le comunità cattoliche a creare spazi di confronto e dibattere in maniera approfondita sull’argomento.

Come adulti di Azione Cattolica della diocesi di Mazara del Vallo abbiamo organizzato lo scorso 13 febbraio 2016 a Partanna un convegno sull’enciclica di Papa Francesco, avente come titolo “Idee a confronto per custodire la casa comune”.

Oggi non possiamo esimerci dall’accogliere l’invito dei vescovi e affrontare l’argomento in prossimità della consultazione referendaria.

Il documento del Papa, in verità, non affronta solo temi quali l’ambiente e il clima, ma affronta alcune sfide etiche fondamentali: povertà, diseguaglianza, finanza, economia, agricoltura, stili di vita, alimentazione, ciclo dell’acqua ecc.

Il paragrafo 5 dell’Enciclica recita: “La distruzione dell’ambiente umano è qualcosa di molto serio, non solo perché Dio ha affidato il mondo all’essere umano, bensì perché la vita umana stessa è un dono che deve essere protetto da diverse forme di degrado. Ogni aspirazione a curare e migliorare il mondo richiede di cambiare profondamente gli stili di vita, i modelli di produzione e di consumo, le strutture consolidate di potere che oggi reggono le società.”

Nella nostra riflessione ci soccorre anche il paragrafo 165, che di seguito si riporta integralmente.

“Sappiamo che la tecnologia basata sui combustibili fossili, molto inquinanti – specie il carbone, ma anche il petrolio e, in misura minore, il gas –, deve essere sostituita progressivamente e senza indugio. In attesa di un ampio sviluppo delle energie rinnovabili, che dovrebbe già essere cominciato, è legittimo optare per l’alternativa meno dannosa o ricorrere a soluzioni transitorie. Tuttavia, nella comunità internazionale non si raggiungono accordi adeguati circa la responsabilità di coloro che devono sopportare i costi maggiori della transizione energetica. Negli ultimi decenni le questioni ambientali hanno dato origine a un ampio dibattito pubblico, che ha fatto crescere nella società civile spazi di notevole impegno e di generosa dedizione. La politica e l’industria rispondono con lentezza, lontane dall’essere all’altezza delle sfide mondiali. In questo senso si può dire che, mentre l’umanità del periodo post-industriale sarà forse ricordata come una dei più irresponsabili della storia, c’è da augurarsi che l’umanità degli inizi del XXI secolo possa essere ricordata per aver assunto con generosità le proprie gravi responsabilità.”

Il 17 aprile prossimo saremo chiamati ad esprimerci, ed è giusto che ciascuno si renda conto personalmente su cosa effettivamente saremo chiamati a decidere.

Purtroppo assistiamo ad una disinformazione continua, che a volte sembra rasentare la malafede, sia da parte dei sostenitori del si che del no.

Va ricordato che già oggi, per legge, entro le 12 miglia marine dalla costa non è consentito effettuare nuove trivellazioni. La maggior parte delle concessioni oggi esistenti entro le 12 miglia riguardano l’estrazione di gas metano e solo alcune quella di petrolio.

Il quesito referendario si riferisce solamente alla possibilità di concedere l’eventuale rinnovo alla scadenza dei permessi di ricerca già esistenti entro le 12 miglia della costa e non riguarda le concessioni sulla terraferma e quelli oltre le 12 miglia dalla costa.

Qualunque sia l’esito del referendum, nell’immediato non cambierà nulla, infatti non si avranno sostanziali modifiche dello stato attuale in quanto le prime licenze andranno in scadenza fra cinque anni.

Chi sostiene il SI lo motiva per evitare disastri ambientali e ritiene che l’inquinamento del mare non avviene solamente in occasione di incidenti ma anche durante le operazioni di routine.

I sostenitori del NO affermano che l’estrazione del gas è sicura, il gas non danneggia l’ambiente e gli incidenti possono capitare anche oltre le 12 miglia, sulla terra o per il passaggio di petroliere nel nostro mare.

I sostenitori del SI affermano che le piattaforme che riguardano il referendum, con le loro estrazioni, coprono meno del 1% del fabbisogno nazionale di petrolio e il 3% di quello di gas.

Invece i sostenitori del NO affermano che la produzione italiana di gas e di petrolio copre rispettivamente l’11,8% e il 10,3% del nostro fabbisogno e che l’85% del petrolio estratto in Italia proviene comunque dai pozzi a terra.

Con le trivelle si perdono risorse preziose?

I sostenitori del SI ritengono che dopo il rilascio delle concessioni gli idrocarburi sono di proprietà di chi li estrae e che lo Stato recupera solamente tasse pari al 7% sul petrolio e al 10% sul gas, e inoltre che si perdono posti di lavoro per mancato sviluppo turistico, in numero superiore a quelli che si perderebbero per il mancato rinnovo delle licenze.

I sostenitori del NO affermano che le entrate per lo Stato sono rilevanti (circa 1.200 milioni di euro all’anno) e che inoltre perderebbero il lavoro 10.000 persone; essi ritengono inoltre indispensabile per il Paese il fatto di avere, sebbene nella massima sicurezza, una produzione nazionale di energia propria.

Tutti concordano, anche alla luce di quanto stabilito da 194 stati nella conferenza di Parigi, che la produzione di energia da fonti rinnovabili va aumentata e progressivamente dovrà sostituire la produzione di energia proveniente dagli idrocarburi, ma è indispensabile, per un periodo transitorio, integrare le fonti di energia.

Il costo del referendum è di circa 400 milioni di euro, e affinché esso sia valido dovranno votare almeno il 50% più uno degli aventi diritto.

Qualunque sia l’esito del referendum il Parlamento potrà sempre decidere come meglio regolamentare la materia.

Una cosa è certa: dato che, qualunque sia l’esito del referendum, si avranno nell’immediato pochi cambiamenti, nella circostanza sicuramente non si è fatto un uso consapevole del denaro pubblico, sia da parte dei promotori, sia di chi non ha voluto abbinare il referendum alle prossime elezioni amministrative.

Prima di decidere in coscienza come esprimersi il 17 aprile vi invitiamo a rileggere attentamente e meditare il paragrafo 165 della Laudato sì.

Buona riflessione

                                          Enza Luppino e Piero Fina                                                Don Giuseppe Biondo

                          (Vicepresidenti Diocesani Settore Adulti)                                (Assistente Diocesano)

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