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Una panchina rossa in piazza: “la violenza non è una questione privata!”

Una panchina rossa in piazza: “la violenza non è una questione privata!”
27 novembre
16:42 2017

SALEMI. La panchina si tinge di rosso per affermare il suo valore sociale e per dare spazio a chi non c’è più. Il 25 novembre in occasione della giornata mondiale contro la violenza sulle donne, la sezione locale della Fidapa ha voluto tracciare un segno per dire “no” alla violenza. Un segno indelebile come quello di cui sono state vittima le donne a causa di un “sentimento malato” che le ha strappate alla vita. Quello che è da sempre stato un complemento di vita urbana, assume ora un significato più forte. Nello spiazzale “Peppino Impastato” (giornalista e attivista siciliano che avrebbe diffusamente parlato del fenomeno), è stata collocata una panchina. Una panchina rossa che guarda alla piazza a cui chiede attenzione. Sulla spalliera una scritta “l’amore non uccide, l’amore protegge” proprio a volere sottolineare che amore e violenza sono contrapposti. L’idea della panchina rossa nasce dalla Commissione alle Pari Opportunità e della commissione arte e cultura della sezione FIDAPA Salemi  che con le socie di aderire al progetto della #panchinarossa lanciato dall’artista  Karim Cherif.

Una manifestazione sobria che ha regalato molte emozioni grazie anche alle celebri canzoni sulle donne, intonate abilmente da una giovane donna quale è Giorgia Blunda, studentessa del Liceo classico, allieva di Monia Grassa nella scuola di canto HarMonia e Vice Presidente nell’Interact del Rotary Club Salemi. Numerosi i palloncini lasciati volare in cielo, da quelli bianchi simbolo della purezza a quelli rossi simbolo di amore. A lanciarli non sono state solo le donne ma anche tanti rappresentanti delle associazioni maschili locali che hanno contribuito alla manifestazione. Non sono mancate, cariche di significato, le parole da uomo e da sacerdote di Don Vito Saladino che rifacendosi all’etimologia delle parole ebraiche della Bibbia, ha descritto la genesi della donna la quale è stata creata per stare di fonte all’uomo, occhi a occhi e per fargli comprendere la sua essenza. La panchina, ha spiegato l’arciprete, prendono il via relazioni sociali, ci si riposa ma su cui si può anche stare soli per volontà propria o per volere altrui. Sulla panchina, infatti, siedono anche gli emarginati sociali. Tra questi ci sono anche delle donne, ripudiate dalla famiglia d’origine che per cultura non accetta che ci si ribelli al marito violento o al fidanzato che limita le “libertà”. In questo subentra anche l’omertà degli altri familiari, degli amici e dei vicini di casa che in molti casi possono fare tanto. “Il femminicidio – prosegue – non è un problema femminile ma un problema umano che ci riguarda tutti”. A prendere la parola è stato anche il sindaco Domenico Venuti il quale ha sottolineato sul piano giuridico l’importanza di inasprire le pene. Necessario, ha spiegato, è anche sul piano sociale l’atteggiamento dei cittadini che non devono giustificare simili atti ma che anzi devono scostarsi da chi ne è autore.  Il primo cittadino ha anche colto l’occasione per annunciare la nascita, a Salemi, di uno sportello antiviolenza.

Duplice il significato che si vuole dare alla panchina come spiegato dal dinamico presidente della Fidapa Tiziana Ardagna: “quello della presenza e quello dell’assenza. Presenza perché indica che il posto è occupato dalle vittime e assenza perché è un posto in cui  quelle amiche, quelle mamme, quelle mogli non si siederanno più… cancellate dalla violenza fisica e psicologica di un coniuge, un compagno, un ex, un fratello, un padre da che ha ucciso  la  “propria” donna, una proprietà non condivisibile con il mondo. Le donne devono comunque chiedere aiuto e rivolgersi alle case di accoglienza e ai centri antiviolenza, che ci sono ma che hanno bisogno di maggiori finanziamenti. Le leggi devono essere completate  per difendere e prevenire questo problema sociale, perché questo non è amore… l’amore non è così..l’amore non ti uccide, non ti brucia, non ti picchia e non ti perseguita. L’amore è un’altra cosa.  L’amore è fatto di libertà, ti da la scelta di finire una storia, di dire basta e non per questo di rischiare la tua vita e anche quella dei tuoi figli. La lotta alla violenza non è una questione privata è stata una conquista politica, frutto di battaglie che hanno portato a leggi importanti. Ma non basta: serve l’impegno di tutti, nessuno escluso, per  far uscire gli abusi dalle case e dalle strade, dagli ambienti di lavoro.
E’ essenziale la prevenzione nelle scuole attraverso l’azione educativa all’affettività per i ragazzi e per le ragazze la consapevolezza di non essere un oggetto di proprietà, uno schiaffo non è amore…Bisogna rafforzare la rete dei servizi territoriali che assicurino assistenza e sostegno alle vittime, garantendo la formazione di tutte le professionalità che affrontano ogni giorno la violenza. Solo un’azione che fa rete e che integra il lavoro delle istituzioni, delle Forze dell’ordine, dei professionisti, delle associazioni e dei cittadini può riuscire in questo. Per cominciare si può chiedere aiuto al  Numero Verde 1522 è un numero Antiviolenza e anti stalking funzionante 24h su 24 o comunque confidarsi con un’amica, un parente, un sacerdote per trovare il coraggio di denunciare i maltrattamenti subiti. Ci vuole coraggio se non per se stesse ..per i propri figli che subiscono anche loro questa relazione malata. Con questo messaggio di presa di coraggio vogliamo che questa sia una panchina per la vita…”

All’iniziativa hanno contribuito oltre al Comune di Salemi, il Circolo Tennis Alicia con la presidente Rita Piazza, le Associazioni  di calcio a 5 femminile e maschile e quella di Calcio a 11 Juniores  con il dirigente LuigiGandolfo, l’Associazione Volley Club Salemi con allenatore Calogero Augusta, l’Associazione GIAMAX Città di Salemi di Kicking Boxing con il presidente Nino Cangemi, l’associazione SALEIMAN di Calogero Augusta, l’associazione Podistica salemitana con il presidente Alberto Caradonna e i giovani Dàuda e Nghessa.

About Author

Agostina Marchese

Agostina Marchese

Nata a Salemi, giornalista, ha studiato scienze politiche e delle relazioni internazionali. Crede nel giornalismo d’inchiesta e a quello di strada tra le persone e per le persone. Collabora con “Belice c’è” e ha fondato una rivista sull'eterno femminino. È stata corrispondente del Giornale di Sicilia e ha collaborato con Telejato e Report. Ama la politica, la natura e andare oltre le apparenze.

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