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Discariche sature e mancanza di impianti: la spazzatura resta in strada e l’emergenza continua

Discariche sature e mancanza di impianti: la spazzatura resta in strada e l’emergenza continua
18 dicembre
16:32 2017

Natale, è risaputo, è il periodo degli addobbi. Peccato che tra i vari decori di alberi e vetrine colorate, a “decorare” le strade siano anche i sacchetti di spazzatura.

Le innumerevoli proroghe di questi anni, atte a scongiurare la chiusura delle discariche, hanno solo rinviato il problema dei rifiuti senza che contestualmente si trovassero delle alternative ai consueti centri di conferimento ormai saturi. Alternative richieste ora dal ministro dell’Ambiente Gianluca Galletti, che ha intimato lo stop al conferimento in discarica già dal 15 dicembre. Data che, dopo un incontro del membro del governo con il neo presidente della Regione Musumeci e il suo assessore ai Rifiuti Vincenzo Figuccia, è stata posticipata. La Regione, però, da questo momento ha l’obbligo di predisporre, entro febbraio, un nuovo piano alternativo al sistema delle discariche: non soltanto stazioni di compostaggio, ma anche termovalorizzatori. La bozza del piano predisposto dall’Assessorato all’Energia, da un anno giace in un altro ufficio regionale, l’Assessorato all’Ambiente, che non ha però ancora espresso il suo parere. Mentre il dirigente Salvo Cocina, alla guida del dipartimento Acque e rifiuti lancia la proposta degli impianti da biogas, affermando che in Sicilia ne basterebbero 12.

Interessi contrastanti? Può darsi. Nessun intervento è stato messo a punto neanche per gli impianti di compostaggio, per i quali basterebbero poco meno di due milioni di euro per mettere a regime gli impianti di trattamento della frazione organica dei rifiuti. Una scommessa su cui punterebbe il neo assessore regionale, a meno che non cambi idea. C’è anche da dire che Musumeci non ha espresso un secco no agli inceneritori. Se da un lato si tira un sospiro di sollievo per la scelta di una via “ecologica”, dall’altro lato, però, fa capolino il primo «termovalorizzatore» siciliano.

Un impianto che dovrebbe sorgere a San Filippo del Mela. Paradossalmente il «via libera» all’impianto è dato dal governo nazionale. «Come mai?» si chiederà qualcuno. In Sicilia vige ancora un vecchio piano rifiuti varato dal governo Lombardo: un piano che non prevede questo tipo di impianti. Al governo regionale spetta dunque solo il parere sulla valutazione di impatto ambientale, che qualora dovesse essere negativo (come quello già espresso, relativamente al paesaggio, dalla Soprintendenza ai Beni culturali), non bloccherebbe comunque l’iter per la sua nascita, che verrebbe autorizzata direttamente dal Consiglio dei ministri. Una situazione, questa, che fa intuire come l’autonomia regionale in Sicilia sia un bluff.

Quale futuro, dunque, per questa Regione? Tra l’impianto a biomasse (o «inceneritore» che dir si voglia), che dovrebbe nascere a Gallitello, e il termovalorizzatore a Mazara del Vallo tanto desiderato da Cristaldi, c’è chi, come Musumeci, per scongiurare l’emergenza, prospetta di portare i rifiuti all’estero. Soluzione comoda se non fosse che il trasporto farebbe aumentare di un terzo (se non addirittura del doppio) il costo del conferimento, che ovviamente sarebbe addebitato ai cittadini. Una manovra che richiede oltretutto dei tempi non brevi, considerato che dovrebbe essere stilato un bando per le aziende estere che verrebbero a prelevare i rifiuti. In provincia, intanto, attenendosi ai primi mesi dell’anno, se i piccoli comuni raggiungono percentuali di raccolta differenziata che sfiorano o superano il 60 per cento, come Pantelleria (70 per cento), Alcamo, Calatafimi, Marsala, Salemi, Custonaci, Gibellina, Vita, Santa Ninfa, Partanna, Paceco, Valderice, Poggioreale, Salaparuta, Petrosino e Buseto Palizzolo, questa diminuisce nelle città più grandi e turistiche come Castellammare del Golfo, San Vito Lo Capo, Trapani, Mazara del Vallo (dove si arriva appena il 9,82 per cento), Castelvetrano e Campobello di Mazara dove è sotto il 5 per cento.

Facendo una proporzione tra gli abitanti, per raggiungere la percentuale ottimale di raccolta differenziata si evince che la metà della Provincia, circa 200mila cittadini su 435 mila, non fa la raccolta differenziata, finendo con il vanificare l’impegno degli altri. Bisogna rassegnarsi? No. La percentuale di raccolta differenziata cresce, ma bisogna creare anche gli impianti che abbiano le adeguate capacità di trattamento. La colpa non è solo del governo regionale, ma degli stessi cittadini che, non differenziando, finiscono per aumentare le percentuali di rifiuti che terminano in discarica. La scelta del futuro, una volta di più, è nelle mani dei siciliani.

La differenziata infatti, come avviene in altre zone d’Europa, potrebbe trasformarsi in una risorsa economica. Intanto in attesa della nascita dei nuovi impianti, per quali sono necessari dei mesi, ancora non si sa dove finiranno i rifiuti.

Tratto da Belice c’è

 

 

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