Diario delle mie letture, Partanna 14/07/2014
Partanna…
Chi legge regolarmente sa che possono trascorrere lunghi periodi di noia della lettura. A volte un libro dietro l’altro, una storia di seguito all’altra senza riuscire a venirne fuori, a staccarti da una routine della lettura che ti fa andare avanti per inerzia. Può capitare di tutto: l’intreccio ti attrae ma lo sviluppo della storia si rivela inconcludente, il personaggio principale lascia ben sperare in sviluppi imprevedibili e invece tutto scorre nell’inconcludenza, oppure la storia è ambientata in un luogo incantevole, una città o una regione del mondo che non ti è ancora capitato di visitare e ti aspetti un tipo di descrizioni in cui il romanziere acchiappa il lettore e lo catapulta all’interno della storia e invece non accade nulla di tutto ciò. Qualche libro fa mi è capitato di trovarmi a Lisbona, città che ancora non ho avuto il piacere di visitare. Man mano che leggevo l’eccitazione aumentava nell’attesa di trovarmi per le vie della capitale portoghese. Che dire? E’ finito il libro e non posso raccontare di un luogo, di un caffè o di una piazza vissuta attraverso il libro. Quando capitano questi periodi il trucco che bisogna adottare per ristabilire l’antico entusiasmo per la lettura, consiste nel prendere in mano un libro di un autore che conosciamo e che non ci ha mai delusi. Haruki Murakami è senza ombra di dubbio uno dei più grandi scrittori della letteratura contemporanea. Confesso di essermi accostato a quest’artista perché giapponese, credendo di poter conoscere meglio la dimensione esistenziale di uomini e donne che vivono in un contesto differente dalla cultura occidentale. La prima grande sorpresa è stata accorgermi che il flusso silenzioso dei pensieri accomuni gli uomini di qualsiasi parte del mondo. Le narrazioni di Haruki Murakami non sono così differenti dalle storie raccontate da grandi scrittori americani o europei poiché la vita dei giapponesi non è così distante dal modello di vita occidentale, spesso infatti le vicende narrate si svolgono in ambiente metropolitano. Nei libri del grande scrittore di Kyoto però accade sempre qualcosa di sorprendente che riesce a spiazzare il lettore anche quando si tratta di un fan affezionato. Nella sua ultima fatica pubblicata in Italia dalla casa editrice Einaudi che porta il titolo “L’incolore Tazaki Tsukuru e i suoi anni di pellegrinaggio” racconta la storia di un adulto, quarantenne, che legato alle vicende della sua adolescenza, non riesce a vivere appieno la dimensione sentimentale, affettiva. La sua vita si svolge tra il lavoro, disegna, costruisce e controlla stazioni ferroviarie, mestiere che avrebbe voluto fare da sempre e che ora svolge egregiamente dopo aver conseguito una laurea in ingegneria. La storia si svolge tra due importanti città, Kobe, dove il protagonista del romanzo è cresciuto proprio come l’autore, e Tokio dove Tazaki Tsukuru vive e da cui si sposta raramente e solo per motivazioni legate al suo lavoro: ad esempio non è mai stato all’estero. Ritorna controvoglia a Kobe dove vive ancora la madre e dove ha vissuto il trauma che tuttora segna la sua esistenza. A Kobe, infatti, faceva parte di un gruppo affiatato di amici che proprio l’anno in cui Tsukuru comincia a frequentare l’università lo escludono dal gruppo senza una spiegazione e con conseguenze drammatiche per il nostro personaggio che dopo molti anni non è riuscito del tutto a superare. Qui si ferma il mio racconto perché il libro è veramente bello ed ognuno deve scoprire il seguito leggendo l’intera opera. Ah, quasi dimenticavo, Haruki Murakami ama profondamente la musica che non manca mai nei suoi libri. I generi che apprezza sono la musica classica, il jazz e il blues. E’ un vero cultore a tal punto da trovare il modo in ogni libro di inserire un brano musicale, un autore, o un genere da lui apprezzato attraverso i personaggi dei suoi libri. Scorrendo i titoli dei libri che ho letto di questo scrittore giapponese mi rendo conto di aver usufruito di una piccola enciclopedia musicale, di un’antologia di autori e brani che non sono mai scontati o troppo conosciuti.
Allora buon ascolto!
Vincenzo Piccione