Gibellina: Orestiadi, domani «Indovina ventura» e «Sicilia semi-desta»
Per il festival “Orestiadi, nel segno del contemporaneo”, promosso dalla Fondazione Orestiadi con la direzione artistica di Claudio Collovà, mercoledì 2 luglio alle 20,30 a Palazzo Di Lorenzo la Compagnia Franco Scaldati mette in scena “Indovina ventura”, di Franco Scaldati. Con Serena Barone, Aurora Falcone, Melino Imparato, Valeria Sara Lo Bue, Salvatore Pizzillo. Ingresso libero.
Indovina ventura, scritto e rappresentato per la prima volta nel 1979, nasce come spettacolo per ragazzi e si sviluppa per apparizioni e dissolvenze incrociate, che danno voce a figure emblematiche dei vecchi quartieri di Palermo. Scorrono le coppie storiche del teatro di Scaldati: Totò e Vicé, buffa e trasognata coppia di filosofi barboni, Titì e Vincenzina, ambulanti straccioni e sognatori percorsi da un fremito di vita che avvolge l’intero luogo della rappresentazione. Frammenti di vita, di miserie e di incantamenti rivelati con gli strumenti del teatro e della poesia.
L’universo che Scaldati ci ha fatto conoscere e amare attraverso la sua opera che coglie il senso profondo di una cultura, di una lingua e di una storia profondamente radicate nella città, ma capaci di irradiarsi nella drammaturgia nazionale ed europea.
Un universo che sta per scomparire e che la compagnia recupera attraverso un laboratorio con gli attori che con il drammaturgo scomparso hanno lavorato in questi ultimi anni.
Sempre mercoledì 2 luglio, alle 22, in piazza XV Gennaio musica con “Sicilia semi – desta. Canti per una voce insonne”, di e con Miriam Palma.
Questi gli interpreti: Miriam Palma (voce), Gabriele Giannotta (chitarra classica), Emanuele Buzi e Nino Giannotta (mandolino), Michele Ciringione (contrabbasso). Arrangiamenti originali di Mauro Schiavone. Ingresso libero.
Questo spettacolo si muove all’interno di una raccolta personalissima di canti, piccole storie e musiche, interpretate da Miriam Palma e coniuga la ricerca alla tradizione vocale siciliana. L’idea su cui si fonda il progetto è quella di cogliere l’aspetto più peculiare della musicalità e del canto siciliano. Con questo intento si è guardato indietro a quella grande vocalità di appartenenza mediorientale da cui trae origine il canto siciliano: le sfumature, i melismi, i quarti e ottavi di tono che lo rendono particolare e affascinante. Dunque un ritorno a casa, alle origini a quegli archetipi vocali che affondano le radici direttamente nella cultura greca e mediorientale.
Uno sguardo alla Sicilia e alla sua natura complessa e multiforme, dove gli estremi, primitività e raffinatezza convivono apparentemente tranquilli. Lo spettacolo concerto consiste di una raccolta di canti della tradizione siciliana “quelli che ho più amato”, intercalati da piccolissime storie musicali di personaggi, tra l’ironico e il surreale, realmente esistiti, alcune scritte da Miriam Palma altre tratte da“museo d’ombre“ di Gesualdo Bufalino. Lo spettatore verrà proiettato nell’immaginario geografico e umano siciliano.