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Diario delle mie letture, Partanna 31/01/2015

Diario delle mie letture, Partanna 31/01/2015
31 gennaio
09:58 2015

lacci - CopiaPartanna…

E’ un mistero come siamo fatti strani noi esseri umani, proviamo piacere pure per i sentimenti che in genere procurano dolore, disagio, amarezza. Eppure siamo propensi a dimenticare le esperienze dolorose, a rimuoverne il ricordo ed allontanarle con il pensiero, a volte anche con gesti scaramantici. Certe emozioni spiacevoli hanno lo stesso sapore aspro del limone che brucia la bocca, che pizzica la lingua ma non finisce mai di piacerti. Quando ho saputo di cosa parlava l’ultimo libro di Domenico Starnone la prima reazione è stata di starmene alla larga, sono portato a pensare che già di suo la vita ti costringe ad inghiottire a più riprese certi bocconi amari che non c’è bisogno di viverne altri attraverso le pagine di un romanzo. Perché mai poi un autore come Starnone, che ha scritto parecchi libri che lo hanno portato alla ribalta, ambientati nel mondo della scuola tra insegnanti e ragazzi delle superiori, abbia voluto adesso con la sua ultima fatica “Lacci (nella foto a destra la copertina del libro) pubblicata dalla casa editrice Einaudi, fermarsi su di un aspetto cinicamente doloroso, l’impossibilità che un rapporto amoroso possa durare all’interno di una famiglia borghese anche in presenza di una persistente voglia di mantenerlo in vita? Sembra che, non so proprio come esprimere questa sensazione, lo scrittore napoletano abbia perso nella narrazione, saranno magari gli anni, la dolce malinconica ironia che contraddistingue tutti gli artisti di questa meravigliosa città, Napoli. Persino nel romanzo di Starnone che ho amato di più in assoluto tra quelli che ho letto, che s’intitola “Denti”, in cui il tema dominante è la gelosia, dove il personaggio protagonista vive un sentimento ossessionante, la voce del narratore aveva sfiorato queste corde dell’animo che arrivano al dolore. Il guaio è che questo dolore le tre voci narranti del libro ce lo rendono piacevole. E’ la storia di una famiglia raccontata in tre momenti diversi della sua esistenza da tre dei suoi componenti. La storia si svolge tra Napoli e Roma, gli spazi della narrazione sono in genere case dove hanno vissuto i protagonisti, che vengono descritti superficialmente se non nella parte finale dove vengono caratterizzati psicologicamente, gli oggetti acquistano valore in funzione dei sentimenti dei personaggi, dei loro ricordi, dolorosi. Eppure, vai a capire perché, ti viene voglia di riprendere in mano il libro, di rileggere la storia, di sentire l’intensa voce di queste anime in pena.

Vincenzo Piccione

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