Diario delle mie letture, Partanna 14/08/2015
Partanna…
Capita delle volte nella vita che tutto vada nel verso giusto. Non ci sono problemi di alcun tipo che ti assillano, assenza totale di rogne lavorative e una sorta di magica serenità familiare. Quando ciò accade, per inteso raramente, hai come la sensazione di vivere in una dimensione surreale come se non avessi più bisogno dell’aria per respirare insomma una bonaccia perenne, il mare piatto come l’olio come accade in certe mattine di agosto. Eppure proprio in questi frangenti arriva improvviso un sentimento, è riduttivo chiamarlo in questo modo, di malinconia. Ma perché? Ti chiedi. Ma se tutto è a posto, ora che c’entra questa sensazione di disagio, una ventata di solitudine accompagnata da una sottile tristezza. Ti accorgi poi che tutto ciò non ti dispiace affatto e ti attardi, è un nuovo che ti piace, un benessere strano che nasce da una sottile e misteriosa sofferenza. I personaggi dell’ultimo romanzo della conosciutissima scrittrice giapponese, enfant prodige della letteratura internazionale, Banana Yoshimoto che s’intitola “Il lago” (nella foto la copertina del libro), pubblicato dalla casa editrice Feltrinelli nella collana “I narratori”, vivono questa stessa dimensione. Sono due giovani adulti che abitano nello stesso quartiere della città di Tokio, in due edifici che si fronteggiano. Si vedono ogni giorno affacciandosi alla finestra e finiscono per conoscersi e vivere assieme. Tutto accade quasi senza una ragione, sono due solitudini che si sommano. Chihiro è una giovane artista che dipinge murales e comincia a riscuotere una certa fama, Nakajima, invece, come sarà svelato nella parte centrale del libro, è un ricercatore nel campo della genetica. La loro condizione esistenziale è bonaccia, calma piatta, assoluta incapacità di amare. Un libro incantevole, assolutamente da leggere pagina dopo pagina per capire cosa si nasconde dietro la profonda malinconia dei personaggi. È bello poi prendere questo romanzo tra le mani, guardare l’immagine di copertina, dove è ritratto un uccello in volo su di un lago, che spinge il lettore ad immaginare il luogo in cui sul finale del libro le malinconie dei personaggi si svelano in una casa misera su di un lago lontano dalla città.
Vincenzo Piccione