Diario delle mie letture, “Saggio sul cercatore di funghi”


Il libro che ho appena finito di leggere si intitola “Saggio sul cercatore di funghi” (nella foto la copertina del libro) ed è stato scritto da un singolare autore austriaco, Peter Handke, che con le sue storie minimaliste è tra gli scrittori europei più interessanti. Mi è capitato qualche anno fa di leggere un suo libro e anche quella volta si trattava di una storia minima. Quest’ultimo romanzo pubblicato in Italia dalla casa editrice Feltrinelli, racconta la strana storia di un cercatore di funghi, infatti il titolo lo dice ma ci dà anche altre informazioni, come la scelta dello scrittore di redigere una sorta di documentario su questo singolare personaggio che come viene detto sin dall’inizio è un amico dello scrittore. Il saggio elabora la sua indagine sin dai primi anni dell’esistenza del cercatore di funghi, un’infanzia come del resto l’intera sua vita caratterizzata da un’incurante solitudine. I luoghi della narrazione non sono molto delineati ma è facile pensare ai territori al confine tra la ex Jugoslavia e l’Austria, in un villaggio della Carinzia vicino alla Slovenia, zona ricca di boschi e di funghi. Ho avuto la fortuna di visitare quei luoghi, non proprio gli stessi, ma paesaggi simili, come anch’io nutro la passione di addentrarmi nei boschi delle colline vicino casa mia. Certo il paragone è azzardato perché a confronto i boschi della Slovenia e quelli dell’Austria sono incantevoli ma il mistero che spinge i cercatori nei boschi è lo stesso, la voglia di addentrarsi all’interno di madre natura, di perdersi in un mare di verde, in un silenzio pieno di suoni che risvegliano la nostra dimensione ancestrale. Se ti capita di andare per i boschi, non ti accorgi ne quanto cammini ne dove ti trovi e con il passare del tempo la sensazione di estraniamento è qualcosa di incantevole. Al ritorno a casa, poi ti accorgi che ti sei portato appresso un pezzo di natura e l’odore degli alberi e delle foglie non ti abbandona ancora per molte ore. Nelle prime cinquanta pagine del libro si ritrova questo piacere cosicché la prima parte del romanzo diversamente da ciò che accade di solito è per me la più piacevole. Nel corso della storia il personaggio cresce diventa un avvocato affermato, difende i criminali di guerra della ex Jugoslavia, ha successo economico ma continua a coltivare la sua passione che pian piano diventa ossessione. Da questo momento in poi il saggio ai miei occhi diventa noioso e francamente ripetitivo perché si dilunga nella minuziosa ossessione del protagonista. C’è un’altra cosa che non mi è piaciuta e che mi corre l’obbligo di sottolineare, si tratta del giudizio espresso dal narratore, che volutamente coincide con lo scrittore, quando per esaltare la bellezza dell’addentrarsi nei boschi si dice che la stessa sensazione non la si può provare per il mare. Permettetemi di dissentire, andare per mare può generare sensazioni infinitamente belle, non a caso lo stesso Peter Handke quando vuol descrivere alcune emozioni uniche che si provano immersi nei boschi ricorre alla similitudine del mare.
Vincenzo Piccione