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Orestiadi: La rivoluzione di una donna nelle stanze di Ulrike

Orestiadi: La rivoluzione di una donna nelle stanze di Ulrike
01 agosto
16:00 2018
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“Ho fatto scandalo perché ho rifiutato il ruolo tradizionale della donna”, così esordisce l’attrice siciliana Silvia Ajelli  nello spettacolo “ Le stanze di Ulrike”,facendo proprie le parole della giornalista tedesca che nel 1968 rivoluzionò la sua vita e non solo. Ma chi era Ulrike Meinhof ?  La donna è moglie, madre di due gemelle, con una carriera giornalistica ormai avviata. Ed è proprio il giornale comunista Konkret che le occupa maggiormente tempo. Non si può fermare, deve andare avanti, deve scrivere Ulrike. Poi nel ’68 la svolta, la giornalista ormai separata dal marito, lascia definitivamente le figlie che manda a nascondersi nelle baracche della Valle del Belice. Adesso è una donna sola, si da alla clandestinità e fonda la RAF ( Rote Armee Fraktion). Iniziano le stragi, esplodono le bombe, i primi arresti ed Ulrike è ancora più convinta ma non rinuncia a scrivere; lo farà rivendicando la strage del 24 maggio del 1972 accusando chiaramente l’America della guerra in Vietnam con queste parole: “Nelle ultime settimane l’aviazione americana ha scaricato più bombe sul Vietnam di quante abbiano colpito Giappone e Germania durante la Seconda guerra mondiale. Si tratta di genocidio, sarebbe la soluzione finale, è Auschwitz … le dimostrazioni e le parole non servono a nulla contro i crimini dell’imperialismo”.   La rivoluzionaria venne arrestata nel giugno dello stesso anno e condannata ad otto anni nel 1974.

Il corpo, ormai privo di vita, fu rinvenuto da un agente il 9 maggio 1976 impiccato all’interno della cella.  Suicidio? Omicidio? Ormai poco importa, Ulrike non c’è più ma nell’aria continua a soffiare quel vento di libertà che l’ha tanto contraddistinta.

È questa la storia a cui il numeroso pubblico ha assistito attonito venerdì 27 luglio, al Baglio Di Stefano in occasione del Festival delle Orestiadi. Lo spettacolo “ Le stanze di Ulrike. La rivoluzione inizia a primavera” scritto ed interpretato da una formidabile Silvia Ajelli  e diretto da Rosario Tedesco, è una prima nazionale, dopo il successo di “ Pomice di fuoco” andato in scena il 21 luglio.

È un teatro moderno, coinvolgente, d’avanguardia quello dei due artisti siciliani che nel corso della rappresentazione non osano giudicare la figura della giornalista rivoluzionaria. Non assistiamo al processo ad Ulrike, la giovane tedesca non viene condannata né assolta, non esce né vincitrice né vinta. Assistendo alla spettacolo, il pubblico diviene custode della storia della Meinhof , che si racconta, si confida concedendoci un monologo a tratti lieve, poetico, brutale, anarchico, libero. Odiamo Ulrike quando si concentra su particolari raccapriccianti, ma l’amiamo anche, quando pensa alle figlie che non rivedrà mai più o quando, con rimpianto , ricorda il periodo impiegato al giornale ed il suo viscerale amore per il giornalismo politico. Ulrike, una madre che lascia la sua vita per la lotta armata: una malata psichiatrica.  Malata psichiatrica?? Ritenuto una certezza in quegli anni, oggi, ascoltando quelle frasi, siamo consapevoli del contrario, le parole pronunciate dalla Ajelli  danno finalmente giustizia alla donna, non all’anarchica o all’omicida ma a quella donna da sempre libera.  Alla fine, la platea incuriosita e turbata da questa storia si farà una domanda, quella posta dalla stessa attrice all’inizio dello spettacolo: Quant‘è ampio il nostro concetto di libertà?

 

 

About Author

Filippo Triolo

Filippo Triolo

Nato ad Erice, sono uno studente del Liceo Classico "F. D'Aguirre". Amo l'arte, la lettura,la cultura e lo spettacolo . Credo nel giornalismo culturale in un era dominata dalla cronaca nera.

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