Parco di Segesta, perdura la montagna di “rifiuti informi”. Sarà forse una installazione artistica?


L’unicità de parchi archeologici siciliani non è data soltanto dalle bellezze naturalistiche e dalle affascinanti tracce del passato lasciate dai popoli che qui si sono avvicendati ma anche dalle singolari caratteristiche che l’uomo moderno sa, senza alcun dubbio, conferire a questi luoghi.
È il caso di Segesta, l’antica città fondata dagli Elimi dove, tra il magnifico tempio dorico e il teatro ancora oggi luogo di suggestivi spettacoli teatrali, si erge, maestosa, un’installazione di arte contemporanea: una discarica di rifiuti.
Sacchi neri, azzurri e bianchi si intrecciano come in un’opera di “rifiuti informi” di Sue Webster e di Tim Noble, icone pop britanniche, che assumono significati complessi anche se apparentemente sconosciuti. Composizioni informi che creano ombre che rimandano allo spettatore l’idea di percezione che ognuno ha del mondo che lo circonda, lanciando messaggi ora sociali ora politici.
A Segesta l’istallazione, ai piedi del monte Barbaro, rimane attualmente occultata al pubblico. Non si sa se nell’attesa di essere completata o di essere bruciata, così come si usava millenni fa, in onore di qualche divinità. Ciò che è certo è lo stupore che tale opera suscita, così inaspettata, tra i folti cespugli di una natura selvaggia, nei quali il vento si infrange suscitando emozioni d’annunziane… tra placida calma e intensa agitazione.
Gli innumerevoli sacchi, depositati in questi 5 mesi, con cura in un sentiero sconosciuto ai turisti, comunica la voglia dell’artista, responsabile del sito, di fondere la sua istallazione con il parco archeologico. Nessuno in questi mesi ha osato profanare l’opera e così anche coloro che non hanno apprezzato l’istallazione sono stati ammoniti.
Se i rotocalchi italiani raccontano episodi in cui le donne delle pulizie dei musei scambiano le opere d’arte per spazzatura, qui avviene l’opposto. Sacchi ricolmi di bottiglie, di carta e di altri materiali non riciclabili sono stati raccolti dalla ditta delle pulizie e depositati, per mesi, doviziosamente nello stesso punto.
Al parco infatti, fino a poche settimane fa non erano presenti i cestini della raccolta differenziata. E per comunicare la “straordinarietà” dell’evento, 21 agosto alle ore 18:39, tramite la propria pagina istituzionale, l’assessorato regionale ha comunicato il lieto annuncio: «Collocate all’interno del Parco di Segesta 4 postazioni per la raccolta differenziata. Un ulteriore servizio offerto ai visitatori del Parco che contribuisce, assieme al diserbo stagionale, a rendere il luogo sempre più fruibile.»
A corredo una foto, dove tra qualche alberello di “Summaccu arboriu”, all’interno del parcheggio gratuito (inspiegabilmente chiuso), si schierano quattro bidoni in plastica colorata, anch’essi in perfetto stile pop.
Bidoni chiesti a aprile e arrivati solo il mese di agosto, una tempistica che fa ipotizzare con un po’ di fantasia che essi, alla fine, siano venuti da soli. I bidoni intanto da 4 sono passati a 12 ma il problema non si è risolto.
Sollevata la problematica, il Comune di Calatafimi, da qualche settimana, come spiega l’assessore comunale Giacomo Tobia “senza alcun vincolo e obbligo” ma per “dignità istituzionale” preleva e conferisce a suo carico i rifiuti differenziati. Il Comune, tra l’altro non ha nessun introito dal Parco, e gli incassi dei biglietti vanno interamente alla Regione.
Banditi dai mezzi di raccolta del Comune, sono i rifiuti indifferenziati, che come spiega l’assessore all’ambiente, costerebbero ai cittadini di Calatafimi 200 euro a tonnellata. “Inaccettabile” considerato che la stragrande maggioranza dei i rifiuti prodotti all’interno del sito sono differenziabili trattandosi perlopiù di plastica e carta. L’Rsu resta dunque al Parco che ha l’obbligo di smaltimento.
Data autosufficienza economica e amministrativa del sito, diventato Parco autonomo, l’auspicio diventa dunque che quella tonnellata di rifiuti venga rimossa e non finisca, come fu per la moglie di Alberto Sordi (seduta su una sedia per riposarsi), scambiata dai turisti per un’opera d’arte contemporanea.
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Nata a Salemi, giornalista, ha studiato scienze politiche e delle relazioni internazionali. Crede nel giornalismo d’inchiesta e a quello di strada tra le persone e per le persone. Collabora con “Belice c’è” e ha fondato una rivista sull’eterno femminino. È stata corrispondente del Giornale di Sicilia e ha collaborato con Telejato e Report. Ama la politica, la natura e andare oltre le apparenze.