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Diario delle mie letture, Partanna 11/06/2014

Diario delle mie letture, Partanna 11/06/2014
11 giugno
13:17 2014

inseguendo un'ombraPartanna …

Finalmente Camilleri!

Non ho dubbi, è lo scrittore siciliano contemporaneo più grande che possiamo vantare, inoltre leggendo un qualsiasi libro di Camilleri ci ritrovi tutti i più grandi scrittori siciliani: Teocrito, Verga, Pirandello e Leonardo Sciascia. E’ forse una fissazione, ma conosco molta gente che adopera il mio stesso metodo, comprare e leggere tutti i libri pubblicati dallo scrittore agrigentino, e vi assicuro non è un impegno irrilevante dato che i titoli pubblicati sotto il suo nome e con diverse case editrici, ogni anno si aggirano intorno al numero di dieci. La mia, non è un’ottusa fedeltà che dura fin dal suo primo grande successo letterario pubblicato da Sellerio e intitolato “Il birraio di Preston”, è più forte di me, si tratta di curiosità, di voglia di esercitare quella particolare lingua, un misto tra siciliano e italiano, che parla il personaggio più amato dei libri Camilleri, il commissario Montalbano, ma anche la stessa voce narrante di molti suoi testi. Sgombriamo subito il campo da ogni possibile polemica. Non ci credo che Andrea Camilleri, nonostante la sua età avanzata abbia una schiera di “ghost writers” che lavorano alle sue dipendenze, non credo che le sue storie siano scritte dai computer, non credo sia inferiore agli autori siciliani che lo hanno preceduto e che prima abbiamo menzionato. L’ultimo libro pubblicato dalla Sellerio, “Inseguendo un’ombra” ne è una prova a mio parere decisiva. Lo scrittore siciliano ha raggiunto le vette delle classifiche dei libri soprattutto con le opere pubblicate dalla casa editrice Sellerio e in particolar modo con i casi risolti dal brillante Commissario Salvo Montalbano, ma ciò non ha impedito ad Andrea Camilleri di cimentarsi nel racconto di storie, forse meno conosciute dal grande pubblico, pescate nel grande archivio della storia siciliana più o meno recente e inserite nella prestigiosa collana chiamata “La memoria”. Vorrei suggerire a chi non l’ha ancora letto il già citato “Il birraio di Preston”, “La presa di Macallè”, il più recente “La banda Sacco”, “La concessione del telefono” e potrei andare avanti per un po’, perché titoli di questo tipo, libri tutti piacevoli da leggere, Camilleri ne ha scritti a decine dimostrando di aver imparato una lezione che proveniva innanzitutto dal grande Leonardo Sciascia, fare del giallo non solo un elegante esercizio di stile alla maniera di Georges Simenon, ma anche una raffinata pratica della ragione nel senso illuministico del termine. “Inseguendo un’ombra” prende spunto, infatti, da uno scritto di Leonardo Sciascia “La faccia ferina dell’Umanesimo” in cui si parla di un personaggio del quattrocento siciliano, un ebreo di Caltabellotta, poliglotta ed esperto di Kabala. Come dice lo stesso Camilleri: “Io stavo inseguendo un’ombra: un personaggio di difficile, sfuggente e mutevole identità; misterioso, indecifrabile. Un ebreo siciliano (di Girgenti, della Girgenti che sarà poi di Pirandello) del secolo XV che in età di ragione si converte e si fa battezzare cristiano; e prende il nome di colui che lo tiene a battesimo, il conte Guglielmo Raimondo Moncada”.Un personaggio sfuggente, dunque, proprio come un’ombra che nel corso della sua esistenza cambia più volte identità Samuel Ben Nissim Abul Farag, Guglielmo Raimondo Moncada, Flavio Mitridate e viene a contatto con personaggi importanti del tempo tra cui l’umanista Pico della Mirandola di cui diventa consulente nelle questioni della Kabala. Camilleri poi è un vero scrittore, non si accontenta di mettere una dietro l’altra le parole, rispettando le regole della coerenza e della coesione, vuole emulare le figure di grandi scrittori che come Borges, Pirandello o Sciascia sperimentarono nuove modalità di narrazione. La storia che racconta viene commentata, accompagnata, inframmezzata da brevi saggi che tentano di svelare le suggestioni che hanno spinto a cucire addosso di questo sfuggevole personaggio un abito narrativo che si concede più volte delle licenze temporali o stilistiche non sempre ammissibili in un vero e proprio romanzo storico. Come definire dunque questo testo? Un romanzo, un’indagine storica, una cronaca alla maniera medievale? Mi viene da usare un neologismo che mastico male “docustoria”, “docuromanzo”? In ogni caso, quando ho chiuso il libro ancora una volta Andrea Camilleri mi ha sorpreso dimostrando ancora una volta che la storia siciliana e dei siciliani è una vera e propria miniera d’oro per la narrativa.

Vincenzo Piccione

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