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Lo Statuto Speciale della Regione Siciliana: una palla al piede o un’opportunità irrealizzata?

Lo Statuto Speciale della Regione Siciliana: una palla al piede o un’opportunità irrealizzata?
02 novembre
15:01 2017

Con le elezioni regionali del 5 Novembre, ormai prossime, e i referendum consultivi in Lombardia e Veneto per una maggiore autonomia fiscale dal governo centrale italiano da poco conclusi, si sente molto frequentemente parlare dell’autonomia regionale siciliana, che diventa la protagonista – e il più delle volte criticata – dei talkshow televisivi.
Ma perché la Regione Siciliana è una regione a Statuto Speciale (insieme ad altre quattro regioni italiane), ma spesso è al centro di polemiche sull’effettiva utilità di questa sua condizione particolare? quali sono le tappe ideologiche, culturali e politiche che hanno portato alla creazione dello statuto regionale?

ambito storico

Le origini dell’ideologia autonomista in Sicilia possono essere idealmente ricondotte alle rivolte del 1820-21, causate dalla soppressione del Regno di Sicilia e la sua fusione nel Regno delle Due Sicilie della dinastia borbonica; seguì la Rivoluzione Siciliana del 1848 nota come la “primavera dei popoli“; La rivolta contro il neonato Regno d’Italia del 16 settembre 1866, chiamata del “Sette e mezzo” per il numero dei giorni che durò.

Le istanze autonomiste rimasero sopite per quasi 80 anni, ma ripresero nel luglio del 1943 con lo Sbarco degli Alleati quando assunse nuovo vigore anche il separatismo, sostenuto politicamente dal Movimento Indipendentista di Andrea Finocchiaro Aprile e militarmente “dall’Esercito Volontario per l’Indipendenza della Sicilia“, guidato da Antonio Canepa. Nel 1944 gli Alleati concessero l’amministrazione dell’Isola nuovamente al Regno d’Italia, che nominò un Alto Commissario e istituì la Consulta Regionale Siciliana.

Lo Statuto speciale siciliano, emanato da Umberto II di Savoia il 15 maggio 1946 (quindi precedente alla Costituzione della Repubblica italiana, che lo ha recepito con la legge costituzionale n. 2 del 1948), diede vita alla Regione Siciliana, prima ancora della nascita della Repubblica Italiana. Il nuovo Stato italiano, nato dalle ceneri del secondo conflitto mondiale, accettava almeno sulla Carta Costituzionale la Sicilia come una comunità con una propria identità storica, culturale e istituzionale.

La Regione Siciliana (chiamata così ufficialmente, e quindi non “Regione Sicilia” similmente al nome delle altre regioni italiane) nasce come ente sovrano legato all’Italia da un rapporto paritario. In virtù della sovranità e della volontà del popolo siciliano di darsi un proprio statuto autonomo, infatti, i padri fondatori dello statuto siciliano hanno voluto marcare una sostanziale pariteticità, ma non antiteticità, giuridica, storica e politica tra il popolo siciliano e il popolo italiano. Non a caso la Sicilia è l’unica regione d’Italia in cui l’organo legislativo è anche chiamato parlamento, che ha sede a Palermo nel Palazzo dei Normanni ed è considerato tra i più antichi d’Europa.

Grazie allo Statuto la Regione ha competenza esclusiva, (cioè le leggi statali non avrebbero vigore nella regione) su una serie di materie, tra cui i beni culturali, l’agricoltura, la pesca, gli enti locali, l’ambiente, il turismo, la polizia forestale. Ogni modifica allo Statuto speciale, trattandosi di legge costituzionale, è sottoposta alla cosiddetta “procedura aggravata“ovvero a una doppia approvazione a maggioranza qualificata da parte delle Camere del Parlamento italiano.

ambito fiscale

Per quanto riguarda la materia fiscale, la totalità delle imposte riscosse in Sicilia dovrebbe rimanere nell’Isola. Come espressamente indicato negli articolo 36 del proprio Statuto, la Regione siciliana è dotata di completa autonomia finanziaria e fiscale.

Altro aspetto importante è contenuto nell’articolo 37 dello Statuto speciale, che obbligherebbe le imprese industriali e commerciali che hanno la sede legale fuori del territorio della Regione Siciliana (per esempio in Lombardia), ma che in essa hanno stabilimenti ed impianti, dovrebbero pagare una parte delle tasse proprio in Sicilia.

Così come stabilito dall’articolo 38 dello stesso Statuto, ogni anno lo Stato Italiano sarebbe tenuto a fornire un ammontare di denaro pubblico proveniente dalle altre Regioni per sostenere finanziariamente la Sicilia e garantire la parità di servizi e infrastrutture rispetto alle altre regioni italiane.

conclusioni

Queste importanti prerogative esclusive, insieme a molte altre presenti negli articoli dello Statuto, sono state disattese fino ad oggi, sia dalle istituzioni nazionali italiane, ma soprattutto dalla classe politica locale. Questo ha portato alla mancata attuazione dello Statuto regionale, a differenza delle altre regioni a statuto speciale, mantenendo così la Sicilia in uno stato di decadimento cronico in ambito economico, sociale e culturale.

A 71 anni dalla nascita della Regione Siciliana, c’è retoricamente da domandarsi se sia giunto il momento di avviare concretamente l’attuazione integrale dello Statuto per poter usarne le possibilità di rilancio o se sia il caso di abrogare l’unicità e la specialità di questa regione che oggi rischia di rimanere sempre più sommersa nel pantano dell’assistenzialismo e dell’impoverimento economico e culturale che sta ormai vivendo da troppo tempo.

 

 

Antonino Mario La Commare

 

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Antonino Mario La Commare

Antonino Mario La Commare

Laureato in Scienze Storiche a Roma, prosegue i suoi studi a Milano focalizzandosi sul Medioevo siciliano e mediterraneo. Curioso ed estroverso, amante dei libri e appassionato d'informatica, ha concretizzato la sua passione per i viaggi e le lingue collaborando con Rome2rio, azienda australiana specializzata nella pianificazione di viaggi. Adora ascoltare musica in lingua siciliana e suona il sax-alto.

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