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Acquisizione forzata Rete idrica, il Tar da Ragione ai Comuni: Può derivare un pregiudizio «grave e irreparabile»

Acquisizione forzata Rete idrica, il Tar da Ragione ai Comuni: Può derivare un pregiudizio «grave e irreparabile»
15 dicembre
12:04 2018
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«Il trasferimento di competenze in assenza di un adeguato e ponderato trasferimento di risorse umane, tecniche e finanziarie – secondo i giudici amministrativi – determina l’elevata probabilità di una impossibilità di erogazione efficiente del servizio» con questa sentenza la prima sezione del Tar ha accolto la richiesta dei Comuni di sospendere l’efficacia dei provvedimenti adottati dall’assessorato regionale all’Energia che imponeva agli stessi la presa in carico della rete acquedotti in vista della definitiva liquidazione dell’Eas.

I giudici amministrativi, pur avendo fissato la trattazione di merito per il novembre del 2019, hanno comunque riconosciuto «significativi elementi di fondatezza» nel ricorso presentato dai Comuni e ha sospeso la delibera dei commissari regionali inviati nel mese di ottobre per procedere all’acquisizione forzata della rete idrica Eas da parte dei Comune.

Secondo il Tribunale amministrativo, la legge di stabilità regionale del 2017 che impone la consegna degli impianti ai comuni, «non tiene conto del parere contrario espresso dagli organi tecnico-finanziari del Comune» ribadendo il principio di autonomia finanziaria dei comuni secondo cui ad ogni trasferimento di funzioni «deve corrispondere un adeguato trasferimento di risorse economiche per farvi fronte», risorse che sono state particolarmente esigue.

La copertura finanziaria basata sulla tariffa locale transitoria «non appare esaustiva»: l’assenza di una regolamentazione del settore, inoltre, non assicurerebbe l’autonomia finanziaria dell’ente e neppure l’efficiente erogazione del servizio idrico. Ma non solo: Secondo i calcoli degli uffici comunali si Salemi, infatti, la presa in carico delle reti con le attuali condizioni causerebbe ai cittadini un aumento del 300 per cento delle tariffe sull’acqua e senza alcun miglioramento del servizio.

Dai provvedimenti impugnati, quindi, secondo il Tar Sicilia, può derivare un pregiudizio «grave e irreparabile» per il bilancio comunale e per i cittadini-utenti.

Proprio a fine ottobre i Consigli comunali di tutti i comuni del comprensorio avevano respinto la delibera che prevedeva l’acquisizione della rete, paventando il rischio di un dissesto finanziario. «Avevamo sottolineato a più riprese – commenta il sindaco di Santa Ninfa Giuseppe Lombardinoi rischi che questa operazione comportava. Purtroppo – aggiunge – la Regione è rimasta sorda davanti al nostro grido d’allarme».

Quasi per ripicca, l’Eas aveva disposto, nei giorni seguenti, la riduzione del trenta per cento della portata dell’erogazione idrica, causando non pochi disagi ai cittadini, molti dei quali non erano riusciti a riempire adeguatamente i propri serbatoi e le proprie cisterne ( con la conseguente denuncia dell’Eas per interruzione di pubblico servizio).  La riduzione dei flussi idrici giornalieri, come aveva spiegato Lombardino, «data la particolare conformità morfologica del territorio, ha causato il venir meno della pressione necessaria all’interno della rete per la distribuzione dell’acqua alle varie utenze, provocando in alcuni casi l’interruzione dell’erogazione e non la semplice riduzione». Per ovviare al problema e tornare alla normalità, si era quindi prevista una variazione di bilancio che metteva a carico delle finanze municipali il pagamento di questa differenza.

 

Il Tar inoltre ha puntualizzato come i provvedimenti siano stati emanati in base all’art.4 della legge regionale n.16 del 2017 “norma come una mera riproduzione della analoga legge n.19 del 2015, già dichiarata incostituzionale per violazione della competenza legislativa esclusiva dello Stato in tema di ambiente e concorrenza anche nel settore del servizio idrico. Le disposizioni statali infatti prevedono il principio dell’unicità della gestione del servizio idrico per ogni ambito territoriale ottimale, escludendo la possibilità di gestione diretta da parte dei singoli comuni associati”.

 “Le istanze dell’amministrazione a tutela dell’ente stesso e della collettività partannese sono state ascoltate – commenta il sindaco di Partanna Nicolò Catania –. È arrivato un segnale inequivocabile sulla fondatezza delle nostre ragioni e sui rischi che avremmo corso nel prendere in carico una rete malridotta senza alcuna copertura finanziaria, in assenza di personale adeguato e in credito di oltre un milione e mezzo di euro per interventi di manutenzione effettuati per tanti anni al posto dell’Eas esponendoci per di più a un possibile dissesto finanziario. Adesso ci auguriamo si profili una nuova prospettiva di interazione con la Regione perché i cittadini non possono subire decisioni assunte dall’alto e pagare a caro prezzo la cattiva gestione dell’ente acquedotti siciliani. Va da sé che la questione debba essere risolta per via politica attraverso una maggiore concertazione fra organi istituzionali al fine di tutelare un bene prezioso e di primaria importanza per la popolazione”.

Soddisfatto Domenico Venuti, sindaco di Salemi: “Negli ultimi anni abbiamo lavorato con costanza al risanamento del bilancio comunale e adesso non possiamo subire la presa in carico della rete acquedotti senza prima avere certezza sugli strumenti economici e legislativi che possano garantire la sostenibilità economica dell’operazione e la salvaguardia delle casse comunali. In questo modo – prosegue Venuti – verrebbero sottoposti a rischio il bilancio e gli sforzi dei contribuenti salemitani. Noi vogliamo difendere il nostro percorso di risanamento economico e non gravare sui cittadini”.

La sospensiva del Tar riguarda i 16 comuni dell’assemblea territoriale idrica della quale fanno parte oltre Santa Ninfa, Partanna e Salemi, i Comuni di Alcamo, Buseto Palizzolo, Castelvetrano, Custonaci, Erice, Favignana, Gibellina, Paceco, San Vito lo Capo, Trapani, Valderice e Vita.

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Agostina Marchese

Agostina Marchese

Nata a Salemi, giornalista, ha studiato scienze politiche e delle relazioni internazionali. Crede nel giornalismo d’inchiesta e a quello di strada tra le persone e per le persone. Collabora con “Belice c’è” e ha fondato una rivista sull'eterno femminino. È stata corrispondente del Giornale di Sicilia e ha collaborato con Telejato e Report. Ama la politica, la natura e andare oltre le apparenze.

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