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Ricostruzione Valle del Belìce: gli attacchi della Lega e del giornale Libero

Ricostruzione Valle del Belìce: gli attacchi della Lega e del giornale Libero
19 novembre
16:47 2012

Ci sono eventi che segnano indelebilmente un territorio, che trasformano il paesaggio e si annidano per sempre nella memoria. Il terremoto che ha colpito la Valle del Belice nel gennaio del 1968, dopo 44 anni, continua a scuotere quei luoghi feriti, anche se la terra ha smesso di tremare da un pezzo. Pochi giorni fa, la commissione Bilancio della Camera, che ha all’esame il ddl Stabilità, ha approvato un emendamento grazie al quale, nel 2013, saranno stanziati 10 milioni di euro per la ricostruzione nelle zone colpite dal sisma. Ma il provvedimento, purtroppo, a qualcuno non è andato giù.

LEGA NORD INDIGNATA – A storcere il naso sono stati, tanto per cambiare, i leghisti: non vogliono che i “loro” soldi finiscano nelle casse del Mezzogiorno. Il senatore della Lega Nord, Fabio Rizzi, ha sbottato: “È vergognoso, finora il finanziamento statale al Belice in tutti questi anni è costato la bellezza di 12 mila miliardi delle vecchie lire”. Forse Rizzi non sa o dimentica che il 30 per cento di quella somma è andato perduto a causa dei ritardi accumulati dagli organi dello Stato nell’erogazione dei fondi ai comuni e che per il terremoto del Friuli i miliardi stanziati sono stati 29 mila. Una bella differenza, se pensiamo che quest’ultima somma è arrivata nell’arco di otto anni, mentre per il Belice si aspettano ancora i 450 milioni (150 per l’edilizia pubblica e 300 per quella privata) che lo Stato deve alla Sicilia per la ricostruzione.

L’AFFONDO DI LIBERO – Ma non è solo il Carroccio ad aver gridato allo scandalo. L’emendamento di Giuseppe Marinello, siciliano di Sciacca, deputato Pdl e vicepresidente della Commissione Bilancio alla Camera, non è piaciuto nemmeno al quotidiano Libero, che, sulla prima pagina di martedì scorso, ha pubblicato un articolo a firma di Matteo Mion, dal titolo inequivocabile: “Italia sott’acqua ma buttano ancora soldi per il Belice”. L’editorialista di Maurizio Belpietro trova “scandaloso” che i governi continuino a finanziare il Sud: “Giampilieri è un caso nazionale, la Sicilia ricatta lo Stato centrale e il Veneto affonda”. Ebbene sì, Mion se ne faccia una ragione: i “casi nazionali” non sono soltanto terremoti, nubifragi e frane che avvengono da Roma in su e, se proprio dobbiamo dirla tutta, per Giampilieri restano da impiegare ancora 70 milioni di euro, oltre ai 156 milioni già spesi per messa in sicurezza del territorio e assistenza alla popolazione.

LA REPLICA DEI SINDACI – Se leghisti e affini attaccano il governo, “reo” di aver stanziato fondi per il Sud, c’è chi, dall’altro lato, parla di ingiustizia e disinformazione. Il Coordinamento dei 21 sindaci della Valle del Belice, ha scritto due giorni fa una lettera aperta a tutti gli organi di stampa, ai rappresentanti del Parlamento nazionale, della Regione siciliana e dell’Ars, con cui rispondono a chi li ha accusati di sprechi e inefficienze che avrebbero rallentato la ricostruzione. “I ritardi della ricostruzione infinita – scrive Nicolò Catania, coordinatore dei sindaci – sono imputabili interamente ed esclusivamente allo Stato centrale e ai governi che si sono succeduti”. Nella lettera viene precisato che la prima legge organica grazie alla quale è sancito il diritto di ricostruire l’interno patrimonio è del 1987, ovvero 20 anni dopo il terremoto. A ben poco è servito il documento conclusivo della Commissione Bicamerale sul Belice del 1996 in cui si è evidenziata “la certezza che le popolazioni interessate dal sisma del 1968 sono state vittima di insipienza e malgoverno”, ritenendo che “l’intero Paese ha, nei confronti del Belice, un debito morale che deve essere colmato al più presto”.

TERREMOTO INFINITO – Dopo 43 anni ci sono paesi in cui gli effetti del terremoto si fanno sentire ancora in maniera pesante. “Mancano opere di urbanizzazione primaria, – prosegue Catania nella lettera – come le strade le fognature o la pubblica illuminazione. I sindaci del Belice con grande senso di responsabilità, hanno rinunciato alla ricostruzione di nuove opere programmate dallo Stato, chiedendo esclusivamente il completamento delle urbanizzazioni e dei cantieri bloccati da anni. Oggi non esiste un vero e concreto progetto di sviluppo economico e di rilancio del territorio”.

RITARDI BEFFARDI – Non c’è, poi, danno senza beffa. Molti cittadini, sicuri della legge che garantisce i fondi, dopo aver anticipato somme che non sono arrivate, hanno fatto causa ai comuni, costringendoli a pagare con debiti fuori bilancio. “Il governo – conclude la lettera – ha tagliato (legge 133/08) circa 70 milioni di euro già destinati alla ricostruzione del Belice, provocando l‘effetto paradossale e beffardo dell’instaurarsi di contenziosi tra i cittadini aventi diritto e i comuni con sentenze che condannano gli enti locali a pagare con propri fondi”. Ma tutto questo ai leghisti e alle raffinate penne del Nord poco importa: se tra loro c’è anche chi invoca Etna, Vesuvio e Marsili a spazzar via il Sud, perché stupirsi di tanto livore? Ma una catastrofe del genere non crediamo convenga alle tasche delle nostre camicie verdi: in quel caso chi pagherebbe la ricostruzione?

(Fonte: Siciliainformazione)

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