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L’eredità delle lotte civili: cosa resta oggi delle rivendicazioni sociali?

28 Febbraio
20:00 2025
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di Antonino M. La Commare

Le battaglie per i diritti civili e sociali che hanno attraversato la Sicilia occidentale nel secondo dopoguerra hanno lasciato un segno indelebile nella storia dell’isola. Dai movimenti per la riforma agraria alle lotte per l’accesso all’acqua, dalla denuncia del potere mafioso alla richiesta di uno sviluppo sostenibile, le mobilitazioni popolari hanno rappresentato momenti cruciali di cambiamento. Ma a distanza di decenni, cosa resta di quelle rivendicazioni? Quanto di quel passato continua a influenzare il presente della Sicilia?

Negli anni ’50 e ’60, figure come Danilo Dolci hanno portato all’attenzione nazionale e internazionale le condizioni di miseria in cui versavano le comunità rurali siciliane, denunciando le connivenze tra politica e malaffare. Il suo impegno per l’alfabetizzazione, per il diritto al lavoro e per una gestione equa delle risorse ha acceso i riflettori su un territorio da sempre relegato ai margini dello sviluppo. Tuttavia, se alcuni diritti fondamentali sono stati conquistati, molte delle problematiche denunciate all’epoca restano ancora irrisolte.

L’emigrazione, che un tempo era conseguenza diretta della mancanza di terra e di opportunità lavorative, oggi assume una nuova forma. I giovani siciliani continuano a partire, non più solo per necessità economica immediata, ma per l’assenza di prospettive a lungo termine. Le infrastrutture rimangono carenti, il mercato del lavoro stagnante e le politiche di sviluppo spesso inefficaci. La storia delle rivendicazioni sociali siciliane sembra quindi ripetersi in altre forme, senza che vi sia stata una soluzione strutturale.

Anche la battaglia per la legalità e contro il potere mafioso, che ha avuto momenti di grande impatto negli anni ’80 e ’90, con le stragi di Capaci e via D’Amelio, continua a essere una sfida aperta. Se è vero che la mafia ha perso parte del suo controllo militare sul territorio, è altrettanto vero che la sua influenza si è spostata in settori meno visibili ma altrettanto pervasivi, come l’economia e la gestione degli appalti pubblici.

Dal punto di vista ambientale e agricolo, la questione delle risorse idriche e dello sviluppo rurale rimane centrale. Le dighe costruite negli anni delle lotte contadine spesso giacciono inutilizzate o gestite in modo inefficiente. La desertificazione avanza, mentre il settore agroalimentare, pur rappresentando un’eccellenza per l’economia isolana, soffre per la mancanza di investimenti mirati e strategie di crescita sostenibile.

Nonostante tutto, l’eredità di quelle lotte non è andata perduta. Oggi, nuove forme di attivismo stanno emergendo, con associazioni, movimenti giovanili e reti di cittadini che si impegnano nella tutela del territorio, nella promozione culturale e nella difesa dei diritti sociali. La memoria delle lotte passate può essere ancora un motore per il cambiamento, a patto che vi sia la volontà di trasformare la consapevolezza storica in azioni concrete.

La Sicilia di oggi porta ancora il peso delle sue battaglie irrisolte, ma allo stesso tempo conserva la possibilità di riscrivere il proprio futuro. L’unica vera domanda è: la lezione della storia verrà finalmente ascoltata?

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