Santa Ninfa: una storia di amicizia e integrazione, quella del giovane Lamin
Lui si chiama Lamin ed è fuggito dalle minacce e dalla violenza, sogna un futuro nella civile Europa, meglio se in Italia. Lamin da un anno e mezzo è a Santa Ninfa, ospite del locale Centro d’accoglienza per i migranti che arrivano dall’Africa subsahariana (sono in maggior parte somali, etiopi, nigeriani, sudanesi, gambiani appunto). Vi è arrivato dopo un lungo viaggio nel quale ha attraversato il Senegal, il Mali, il Burkina Faso, il Niger e dopo alcuni mesi passati in Libia. Nel Paese nordafricano è stato però arrestato senza alcun motivo, assieme a tanti altri compagni di viaggio, detenuto per quattro mesi in una delle prigioni libiche e destinato ai lavori forzati. Fuggito dalla prigionia in modo rocambolesco, è stato caricato, contro la sua volontà, su un barcone ed è infine approdato in Sicilia.
In Gambia Lamin, dopo aver frequentato le scuole superiori e il college, insegnava storia ai ragazzini di un villaggio. Le turbolenze della regione (gli hanno peraltro ucciso un fratello, la sorella è stata vittima di violenza) e le minacce di morte da parte della famiglia di un suo alunno morto in un incidente stradale durante una gita, lo hanno costretto a fuggire.
A Santa Ninfa ha trovato tanti amici. Grazie allo sport, al calcio in modo particolare. Lamin è un attaccante, da due stagioni si allena regolarmente con il Real Santa Ninfa, la compagine che milita nel campionato di Terza categoria. Può giocare le amichevoli non ufficiali e, soprattutto, può far valere le sue doti di centravanti nella squadra del «Bar Garden», formazione di calcio a cinque che disputa il torneo estivo. L’anno scorso, grazie anche ai suoi gol, la squadra s’è piazzata al terzo posto. È nel «Garden» che Lamin ha conosciuto Federico Leggio, che è presto diventato un suo grande amico. Un’amicizia che ha finito per coinvolgere anche la famiglia di Federico Leggio, dove Lamin va a pranzo quasi ogni domenica. Una bella storia di integrazione possibile che però rischia di finire. E di far finire anche il sogno di Lamin, quello di trovare un lavoro in Italia ed essere in grado di poter portare con sé la madre e la sorella, rimaste in Gambia. Il suo permesso di soggiorno rischia di non essere rinnovato. L’unica possibilità è che riceva una proposta di lavoro. Qualcuno che lo metta in regola e gli consenta di potere rimanere in Italia da “regolare”. È per questo che Federico Leggio lancia un appello: «Lamin è un gran lavoratore. Uno che si adatta a fare qualsiasi cosa senza lamentarsi». Nel frattempo, un piatto di pasta a casa Leggio, la domenica, è garantito.