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Rivolta contro i sacchetti di plastica a pagamento. Codacons: “tassa occulta”

Rivolta contro i sacchetti di plastica a pagamento. Codacons: “tassa occulta”
04 gennaio
10:22 2018

L’inizio di questo 2018 è segnato da un tumulto popolare che ha messo a ferro e fuoco i reparti ortofrutticoli dei supermercati italiani e i social, con foto di boicottaggio creativo dei sacchetti biodegradabili a pagamento, come imposto per legge in tutta Italia.

Dal primo giorno dell’anno è entrata in vigore la conversione del decreto legge Mezzogiorno 123, approvata lo scorso 3 agosto. Per il confezionamento dei prodotti alimentari all’interno dei supermercati devono necessariamente essere utilizzati sacchetti biodegradabili, in sostituzione di quelli di plastica che si utilizzavano solitamente nei reparti di ortofrutta (ma anche per gli affettati presi al banco o per il pesce). Il divieto è stato pensato per diminuire il rischio di produzione illegale di sacchetti di plastica e per minimizzare l’utilizzo degli stessi da parte dei consumatori al fine di un risparmio ecologico. I sacchetti, inoltre, sono utilizzabili per la raccolta dei rifiuti organici. Secondo alcune analisi tale provvedimento potrebbe portare invece a spingere i consumatori ad acquistare prodotti già confezionati in favore di quelli sfusi, con il rischio quindi di aumentare indirettamente il consumo di materiali plastici.

Ma quello che realmente ha scatenato la rivolta di tanti consumatori, non è certo l’impatto ambientale, ma quello economico. Infatti la nuova legge vieta la distribuzione di sacchetti a titolo gratuito, imponendo un calmiere di prezzi che può oscillare tra i 2 e i 10 centesimi per sacchetto. Chi utilizza sacchetti non idonei può essere soggetto a una sanzione che va dai 2.500 ai 25.000 euro. Il Codacons l’ha definita una “tassa occulta“, dichiarando che il prezzo medio annuo per famiglia sarà di 50 euro.

Da qualche giorno sui social spuntano ovunque testimonianze fotografiche di consumatori che stanno mettendo in atto strategie bizzarre per non pagare l’odiato obolo, come pesare singolarmente ogni alimento e applicare l’etichetta con il prezzo direttamente su di esso.

Qualcuno ha persino pensato che la legge abbia un risvolto complottista di matrice lobbistica e politica. La polemica, portata avanti da alcune testate giornalistiche nazionali e web, è tutta incentrata su chi produce i sacchetti biodegradabili. Stando agli articoli pubblicati, l’unica azienda italiana che controlla l’80 per cento del mercato dei sacchetti biodegradabili ha come amministratrice delegata Catia Bastioli, manager colpevole di essere stata vicina agli ambienti della Leopolda renziana. Secondo alcuni, senza tuttavia citare fonti, si parla di un volume di affari grande 400 milioni di euro annui potenzialmente guadagnabili dal commercio dei sacchetti biodegradabili.

Come evidenziato da alcune testimonianze fotografiche, spesso i sacchetti vengono addebitati al cliente direttamente alla cassa, tramite la lettura del codice a barre sull’adesivo con il prezzo. Non soltanto chi ha pensato di boicottare i sacchetti biodegradabili ha contravvenuto alle norme igieniche e perso del tempo prezioso, pesando ed etichettando ogni singolo pezzo ortofrutticolo, ma presentando più adesivi con codici a barre ha anche pagato più sacchetti di quanti effettivamente necessitava, senza infatti usufruirne.

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Antonino Mario La Commare

Antonino Mario La Commare

Laureato in Scienze Storiche a Roma, prosegue i suoi studi a Milano focalizzandosi sul Medioevo siciliano e mediterraneo. Curioso ed estroverso, amante dei libri e appassionato d'informatica, ha concretizzato la sua passione per i viaggi e le lingue collaborando con Rome2rio, azienda australiana specializzata nella pianificazione di viaggi. Adora ascoltare musica in lingua siciliana e suona il sax-alto.

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